D’altro canto, è questione discussa quale sia oggi il ruolo e il senso civile dello scrittore e dell’intellettuale in genere, visto che gli aspetti ideologici del passato sembrano ormai fuori luogo e che i social hanno ridotto la qualità delle querelle culturali. Carrère nel suo ultimo libro definisce la personalità dello scrittore come un intreccio inestricabile tra ossessione, megalomania e voglia di fare bene. Insomma, un mix tra onnipotenza e generosità, dove sicuramente il narcisismo, più o meno legittimo, gioca un ruolo importante. Ovviamente ci sono delle eccezioni e Davide Bregola ha dedicato un bel libro agli odierni scrittori appartati e solitari, che rifuggono volontariamente da ogni mondanità e sembrerebbero del tutto indifferenti alla fama e al successo.
Comunque, tanti sentono l’urgenza di scrivere ma in un bel numero di casi tale urgenza si dissolve in modo più o meno rapido. E così, oltre a quelli pubblicati, probabilmente sono ancora di più, molti di più, i libri che non nascono mai.
Libri progettati, pensati, sognati e la cui realizzazione si ferma prima di giungere a compimento. Libri mai scritti: interrotti per pigrizia, per mancanza di talento, per consapevolezza dei propri limiti, per rispetto altrui, forse perché a un certo punto con umiltà ci si accorge che quello che si vorrebbe dire non è né tanto nuovo né tanto interessante per l’umanità.
Lode ai libri mai scritti, allora. In fondo, come diceva Massimo Troisi, si tratta di una gara impari: io sono solo a leggere, e voi siete in tanti a scrivere…