LA CITTA’ DELLE ECCELLENZE CHE NON CURA PIU’ LA MALATA ONCOLOGICA

Abbiamo tra le mani una sceneggiatura non proprio originale. Una paziente oncologica deve sottoporsi a una serie di esami debitamente prescritti: mammografia, ecografia mammaria, Rx toracica ed ecografia dell’addome completo, e anche lei tra le mani dovrebbe avere gli esiti non oltre 120 giorni.

Tra le mani quegli esiti li avrà, ma non nel modo che ci aspetteremmo per un paziente oncologico. Li avrà ricorrendo alla sanità privata, pagando, perché quella pubblica li garantisce per la fine del prossimo anno, il 2025.

Ci sarebbe anche da dire che è compito della struttura curante provvedere alla prenotazione degli esami successivi alla prima visita, come ben sa chi ha dovuto affrontare il travaglio e come precisa la CGIL, che del caso si sta occupando.

Ci sarebbe soprattutto da dire che tutto questo non avviene in lande selvagge e dimenticate, dove del domani non c’è e non può esserci certezza, avviene a Bergamo, sedicente fiore all’occhiello di tutte le eccellenze possibili e immaginabili, capitale della cultura e portabandiera di un nuovo originalissimo umanesimo, nel quale l’uomo sta ai margini, sta a guardare e se nel frattempo muore, pazienza.

È un umanesimo curioso e interessante, dove ad esempio la parte antica (non vecchia) della città, quella in alto dentro le Mura patrimonio Unesco, è diventata un abominio formale e sostanziale, estetico e programmatico, caotico e palancaio. Una parte antica svuotata della storia e dell’anima che per secoli l’hanno tenuta in vita e l’hanno colorata, svuotata degli artigiani e della cultura popolare che ne hanno scritto le vicende, gli umori e i colori, in favore di dozzinali e squallidi esercizi commerciali, ristoranti e alberghi costosissimi, in favore di una nuova storia che non ha continuità e parentela con quella che l’ha preceduta, vedi i fastosi e inutili parcheggi dell’ultima ora e dal lunghissimo parto, che certificano l’agonia. Però quanto rende, questo sì, il nuovo delirio.

È lo stesso umanesimo che ormai ha reso il mattone e il metro quadro costosi come lingotti, che considera i quartieri periferici solo se sono funzionali all’accesso ai quartieri sciccosi, che vuole lo scintillio e il gourmet come metro per la qualità della vita. Almeno di chi può permettersela, la vita.

Apparentemente inavvicinabili, sanità e mattone sono invece la traduzione di un pensiero mai esplicito, mai sfrontato, ma corrosivo e incontrollabile ormai. Un pensiero i cui sostenitori non hanno il coraggio di sbandierare in modo aperto e franco, un pensiero che vuole al centro del progetto l’uomo, a patto che sia un uomo che può permettersi la sanità e il mattone e tutto il resto. L’uomo ricco e consumatore.

L’uomo qualunque sa che serve pazienza e serve forse rassegnazione, ma finché in vita, fino alla fine del 2025, fino al prossimo esame oncologico fuori tempo massimo, serve non tacere, nel dubbio che qualcuno possa credere che si acconsenta.

Poi, lo sappiamo, abbattuto un paziente se ne fa un altro, esattamente come un muro.

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