IL BULLISMO WEB CONTRO I RAGAZZINI CHE NON SPENDONO

Il web, da più di un decennio specchio inflessibile dell’attuale società contemporanea, continua incessantemente a sorprendermi.

E, in effetti, questa mi mancava: pare infatti che, secondo uno studio norvegese, le microtransazioni possano diventare argomento di bullismo tra i più giovani.

Prendendo, infatti, come campione vari ragazzi tra i 10 e i 15 anni impegnati in particolare con giochi free to play come Fortnite, Roblox e FIFA, lo studio ha fatto luce sul fenomeno del bullismo legato all’acquisto o meno di contenuti attraverso microtransazioni, svelando che i soggetti meno propensi a spendere in questi prodotti vengano bullizzati e additati come “poveri” da altri soggetti di pari età.

Un po’ come quando l’amichetto di turno o il compagnetto di classe non si fa vedere in pubblico con la t-shirt Armani e con le ultime sneakers Adidas; immediatamente parte lo scherno, il pregiudizio, la volontà di affossare il tizio, emarginarlo.

Una moda all’interno di un mondo giovanile sempre più schiavo del capo firmato, delle apparenze, dell’estetica che sovrasta l’interiore.

La ricerca di Julia Clara Reich e Kamilla Knutsen Steinnes è stata pubblicata in un post da Sciencenorway.com e ha rivelato come gli utenti “bullizzati” si sentano sotto pressione, spinti a sperperare denaro in microtransazioni per oggetti a tema videoludico, per stare al passo dei compagni e non sentirsi inferiori.

Se a questa spinta da parte dei pari si aggiungono le tecniche psicologiche utilizzate dagli sviluppatori per incrementare l’appeal delle microtransazioni – come dimostrato anche nei casi di Roblox e simili – è facile dunque intuire come tali acquisti possano assumere un carattere compulsivo per gli utenti più giovani.

Ma ciò che più si evince da tutta questa assurda vicenda è che i giovani, in un modo o nell’altro, cerchino ogni pretesto per bullizzare il prossimo. Come una sorta di vocazione applicabile in qualsiasi spazio e contesto. Avevo visto dei mocciosi dare degli “sfigati” ad altri mocciosi per non aver indosso gli jeans stracciati Balenciaga da 1000 euro, ma è la prima volta che sento mettere all’angolo un coetaneo perché restio a spendere in microtransazioni.

Non bastano le donazioni allo YouTuber del cuore con i fondi del papi o gli acquisti scellerati su Wish con tanto di furtarello alla carta di credito di mamma; l’obiettivo è anche far sentire inadeguato chi, dotato di un minimo di cervello, dà valore al denaro.

Magari perché, avendo speso tutto in microtransazioni, insultare è l’unica cosa che possono permettersi gratuitamente.

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