di CRISTIANO GATTI – Le biografie che già si leggono un po’ ovunque non chiariscono quanti libri abbiano in casa, nè quanto destinino del loro budget all’istruzione. Però l’occhiale giusto ce l’hanno, i tatuaggi pure, il Suv idem. In più, con molta applicazione, hanno costruito muscoli scolpiti e una certa abilità nelle Mixed Martial Arts, uno sport non proprio per seminaristi che mescola boxe e arti marziali.
Sono questi, i fratelli Marco e Gabriele Bianchi (NELLA FOTO), due dei quattro arrestati a Colleferro per l’omicidio del povero Willy Monteiro, un ragazzino che nella vita faceva il cuoco, ma soprattutto non riusciva a voltarsi dall’altra parte mentre le macchine da guerra pestavano un suo amico. Così, alla fine ci ha rimesso lui: ucciso a mani nude, come direbbero tra loro i fenomeni delle Mixed Martial Arts (simpatico che anche loro le chiamino ancora Arti).
Adesso? Adesso sicuramente, da qualche parte, prima sommessamente, col passare del tempo sempre più decisamente, si alzerà il coro di quelli per cui bisogna un po’ capire anche loro, gli assassini, che certo si sono resi conto della propria colpa, che certo non volevano arrivare a tanto, che sono ancora tanto giovani e già si sono rovinati la vita.
Succede ogni volta, con questo meccanismo strano di immedesimarci quasi più nel dramma interiore del carnefice che in quello della vittima.
Mettiamola così, allora: io sto con Willy. Da subito, per sempre. Un ragazzino che davvero ha visto la morte in faccia, un ragazzino che meritava di continuare il suo futuro in cucina, poi magari accanto a una compagna, mettendo al mondo dei figli, godendosi qualche quarto di felicità nei modi più diversi e personali. Quelli delle Mixed Arts hanno deciso diversamente, imponendo il loro potere di vita e di morte, coltivato negli anni in palestra e dentro di sè, puntando tutto sulla forza bruta, come in una jungla qualsiasi.
Dopo il tempo del castigo, che comunque non sarà così pesante se passa l’idea del preterintenzionale, cioè che non volevano certo ammazzare Willy, diciamo soltanto fargli un po’ male perchè non si faceva i fatti propri, dopo il tempo del castigo arriverà certo anche quello del perdono e della riabilitazione. Lo sappiamo, è sempre così, in un mondo civile.
Tuttavia, nessuna fretta. Non portiamoci subito avanti, come facciamo sempre più di frequente. Il tempo asciugherà, lenirà, guarirà, redimerà. Il tempo può tutto. Una sola cosa non può fare nemmeno il tempo: restituirci Willy. E allora che adesso i fratelli bestiali comincino a pagare la colpa. Senza se e senza ma. Nemmeno questo restituisce Willy alla vita, ma quanto meno restituisce a Willy un poco di giustizia.
Caro Cristiano, già nel tuo nome è insito il tema del perdono.
Quello del Perdono è un mantra che ci accompagna culturalmente da secoli, però non può essere tale da farci dimenticare che per questa cultura esiste anche un Inferno. Dal quale peraltro non si esce, non dimentichiamolo.
Io sono stanco di veder passare quel sentimento di onnipotenza perché sai essere aggressivo, del poter far tutto con la forza dei muscoli e la pochezza di cervello, incuranti delle ripercussioni e dei danni che queste “libertà” questi squallidi criminali si permettono. Proprio loro, gli stessi che sotto un regime verrebbero presi e ammutoliti in men che non si dica.
La loro fortuna è quella di poter vivere in una democrazia, seppur imperfetta.
Così come è imperfetta una giustizia che tra un cavillo (preterintenzionale che sia o meno) e l’altro non riesce ad essere efficace come vorrei.
Qui mi fermo, diventerei probabilmente prolisso ed inefficace, magari lo sono già…
Però voglio dire a tutti, non solo in questo momento, che questi assassini li si possa mandare all’Inferno!
Il Purgatorio al massimo glielo potrebbe concedere Willy. E sarebbe un atto di bontà estrema.