IN GUERRA E NELLE LITI, E’ LA PASSIONE A IMPEDIRE UN ACCORDO

Sta facendo molto discutere un originale articolo di Domenico Quirico, apparso nei giorni scorsi su “La Stampa”, di cui suggerisco la lettura integrale. Da alcuni, secondo me in modo profondamente errato, le tesi del noto giornalista sono state addirittura considerate “filoputiniane”.

La tesi di fondo di Quirico è che l’abilità di Zelensky consiste nell’aver compreso che i popoli e, di conseguenza, i loro leader agiscono seguendo più le passioni che gli interessi. Se predominassero gli interessi, infatti, l’Europa dovrebbe cercare di mantenere rapporti dignitosi con la Russia, come si è provato a fare negli ultimi decenni, sia per vantaggi economici nel breve periodo, ma soprattutto per scongiurare il rischio di un nuovo conflitto mondiale.

Ma più forte della difesa degli interessi è il potere delle passioni, e ciò è tanto più vero nei paesi democratici laddove la debolezza delle ideologie e delle istituzioni lascia spazio alla fascinazione delle passioni. E quale è il meccanismo psicologico su cui fa leva Zelensky per portare l’Occidente sulle sue posizioni? Il suo grimaldello è la colpevolizzazione sistematica e seduttrice dell’Occidente. Se l’Ucraina fosse spazzata via la colpa sarebbe dell’egoismo dell’Europa e degli Stati Uniti. Per i suoi scopi, è utile proporre una narrazione secondo cui siamo all’interno di uno scenario mondiale sostanzialmente analogo a quello che ha preceduto la seconda guerra mondiale. Il risultato è paradossale e, nel parossismo delle emozioni e del senso di colpa, l’Europa, pur di evitare la riprovazione universale, è sempre più coinvolta nel conflitto armato.

Ho riassunto il pensiero di Quirico: non sono un esperto di politica e non sono in grado di dare un giudizio “tecnico” sulla sua argomentazione. Posso solo dire, per venire al mio campo, che le liti più distruttive tra singoli esseri umani, ovvero quelle che talvolta avvengono tra persone che in passato si sono amate, funzionano esattamente così.

Alcuni individui, impegnati in separazioni coniugali conflittuali, sono guidati esclusivamente dalle emozioni e dai sentimenti, inevitabilmente negativi, verso l’altro/a, tanto da essere incapaci di agire secondo il proprio interesse (e soprattutto quello dei figli). Così i conflitti si cronicizzano e sostanzialmente alla fine perdono tutti.

Giudici, avvocati, psicologi e mediatori sanno bene quanto sia difficile far ragionare secondo i propri interessi persone che, a torto o a ragione, reputano di essere stati danneggiati e ingannati da chi in precedenza aveva detto di amarli. Proprio l’esser guidati da passioni cieche e incontrollabili è ciò che rende più gravi i conflitti umani tra ex coniugi, tra fratelli, tra persone che in passato sono state amiche.

Potrebbe valere la stessa cosa per i grandi gruppi come le popolazioni nazionali?

Inoltre, è giusto ricordare che le passioni non hanno nulla a che fare con l’etica, l’impulsività non c’entra nulla con la naturalezza. Al contrario, la capacità di agire secondo gli interessi, e non guidati da emozioni di cui siamo sostanzialmente inconsapevoli, dovrebbe essere compito di chi svolge funzioni adulte e di governo, anche in presenza di obiettivi legittimamente diversi.

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