5 STELLE CADENTI

Fossi il dormiglione di Woody Allen e come lui riportato allo stato vigile dopo anni di ibernazione, senza alcun dubbio penserei che il destino dello stivale dipenda dagli equilibrismi che riguardano i Cinque stelle.

Non c’è notiziario, programma di approfondimento o striscia qualsivoglia che non metta in primo piano le trame che incrociano Grillo, Di Maio, Conte con le questioni di governo, con Draghi, con il futuro del Bel Paese.

Roba forte, roba alta, roba che ha a che fare con la volta celeste, roba astronomica comunque. Questioni di livello talmente elevato da sfuggire la comprensione e pure l’interesse, come sempre accade quando la materia è talmente inarrivabile da indurre il cittadino a voltare le spalle e andare oltre.

Questo sta avvenendo, inevitabilmente. Il cittadino medio è spazientito e annoiato. La materia è noiosa, non porta nulla al Paese, sa più di lite condominiale. Di Maio di qua, Conte di là, divergono, Di Maio che se ne va, Conte che tira dritto, Grillo che torna a farsi vivo, Grillo che ha parlato con Draghi, Draghi che ha detto la sua, il doppio mandato, la tripla mandata, Di Battista che ogni tanto ricompare e ci ricorda che lo spirito del movimento è lui e che poteva pure fare il ministro se lo avesse voluto. O se non gli avessero messo i bastoni fra le ruote, o se lui non si fosse defilato perché duro e puro, lui. E poi Conte che non rappresenta i Cinque stelle, non ha nulla a che fare con il movimento delle origini, lui nemmeno c’era. E poi Di Maio che ormai fa parte della casta, che ha usato il movimento per costruire la carriera sua. E Grillo che c’è, non c’è, è pur sempre il garante, non decide la linea ma le regole sì.

E chi se ne frega possiamo dirlo? Possiamo anche dire che il Paese ha già cancellato o sta cancellando la parentesi che hanno rappresentato? Se si discute di identità, come è uso fare, quella dei Cinque stelle rimane diafana, inclassificabile, un’entità più preoccupata di esserci che di essere. Nella migliore delle ipotesi potevano essere gli eredi dei radicali, ahimè senza i puntelli e l’impalcatura storica di quelli, ma han seguito invece le sirene dello scranno parlamentare, convinti che per far la rivoluzione bastassero decurtazioni di stipendio, uno statuto e il manuale delle giovani marmotte. Poi si sa come van le cose, chi va, chi viene, chi contravviene, più son le regole, più son le eccezioni.

Ora si parla e si straparla di loro, ma è la coda della cometa, un pulviscolo indistinto di un astro mai luminoso, giusto un bagliore sul nascere, quando la spina è stata infilata nella presa, salvo poi scoprire che il voltaggio era sbagliato e il corto circuito inevitabile.

Il dormiglione ha l’impressione che le stelle stiano sulla terra, a giudicare dal primo piano, ma presto anche lui si renderà conto che è un firmamento di cartone, le stelle appiccicate col vinavil e le punte accartocciate. Come noi, capirà che eran meteore.

Ce ne faremo una ragione, le stelle sono tante, milioni di milioni. Certo più di cinque.

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