IMPOSSIBILE FARE IL PASSAPORTO, LA VERGOGNA ITALIANA

Certo, a sognare in grande non ci batte nessuno. Ponte sullo Stretto, 5G, Grandi opere. Sulle piccole, uno sfacelo. In questa Italia che i mediocri imbonitori di Stato ci raccontano proiettata nel futuro e nell’alta tecnologia, nella banda larga e nella rete unica, magari anche su Marte, perchè no, è letteralmente impossibile fare il passaporto. E il fenomeno più paranormale è che non sembra interessare a nessuno, in giro per questa nazione cloroformizzata.

Mi viene in mente, tra i tanti, il Colao messo apposta tempo fa a dirigere il ministero del domani, in giro per palchi e per Cernobbi ad affascinarci, l’Italia è nel futuro con le sue fantasmagoriche connessioni a questo e a quello. Difatti. Siamo talmente avanti che ci siamo scordati indietro le cose più banali, della vita quotidiana. Il passaporto, sì, uno degli strumenti primari, un diritto tra i fondamentali. Gli italiani si svegliano prima, ogni mattina, per connettersi subito all’apertura delle 8 con i siti delle questure, e per prenotarsi – mai più code, come no, quella è roba vecchia, mai più – con appuntamento. Operazione semplicissima, un clic, si scelgono giorno e ora, si va lì, si consegnano i documenti necessari, e via con il passaporto. Così in teoria. Così nelle favole. In realtà, la gente trascorre mesi cercando tutte le mattine di fare questa banale prenotazione, ma sempre invano. I rettangoli delle prenotazioni alle varie ore sono rossi. Occupati. E appena se ne liberano alcuni verdi di nuova immissione, in un nanosecondo spariscono. Uno stress continuo e frustrante. Senza contare quanto tempo perdono gli italiani per andare a sbattere tutte le mattine contro questo muro mostruoso e inviolabile.

Avanti così, ogni giorno, per settimane e per mesi. Al Sud come al Nord, cioè anche nell’Italia considerata più evoluta, sicuramente l’Italia che più si muove all’estero per lavoro e per turismo. Niente da fare. Realtà kafkiana di questo desolante Paese, bravissimo e modernissimo a chiacchiere, irrimediabilmente sfasciato nella prova dei fatti. Scrive “Italia-oggi” (uno a caso): “La vera prova di resistenza oggi è fare il passaporto. In tutta Italia i tempi di attesa sono, per il solo primo appuntamento, tra i tre e gli otto mesi. Quarantotto ore, però, se hai il volo prenotato e una scusa valida. Sì, in epoca Pnrr, digitalizzazione, Identità digitale Spid e Cie elettronica, il segreto per avere il passaporto, in tempi degni di un paese moderno, è quello di taroccare la provincia di domicilio e/o millantare un viaggio d’urgenza. Per gli altri, che vorrebbero semplicemente accedere a un loro diritto, tocca aspettare fino a otto mesi”.

Ci penseranno come sempre i questori e i prefetti a chiarirci dove stanno i problemi, il perchè e il percome. La Meloni ci dirà che adesso ci pensa lei (come agli immigrati, come al prezzo della benzina). Intanto si balbetta di imprecisati bug informatici, della Brexit che obbliga al passaporto gli italiani diretti in Inghilterra (sono miliardi), si raccontano tante leggende. Ma niente e nessuno riuscirà a cambiare lo squallore di questa faccenda: oggi, in Italia, è impossibile fare il passaporto.

Interessa a qualcuno? Interessa a quelli del Pnrr, interessa a quelli del Ponte di Messina, interessa a quelli delle grandi riforme? Interessa a quelli dei diritti civili? Chiaramente no. Loro il passaporto ce l’hanno facilmente, basta che alzino il telefono e vengono serviti. Che ne sanno loro di questa vergognosa inefficienza quotidiana. Siamo Open to meraviglia, mica Open to serietà, to efficienza, to rispetto dei cittadini. E se qualcuno pensa che stia esagerando, provi questo qualcuno a entrare nei siti delle questure, alle 8 di mattina. Solo un consiglio: prima due righe di testamento, c’è da morirci di vecchiaia.

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