IL SUPPLIZIO UMANO PER SALIRE SU UN AEREO RYANAIR

Devo prenotare un volo Bergamo-Catania per lavoro e chiedo l’aiuto, come di consueto, al nostro partner di viaggio convenzionato con l’azienda. Il sentore che qualcosa non vada liscio l’avevo già avuto da una loro precedente comunicazione, in cui sconsigliavano apertamente di non avvalermi di Ryanair, per la recente inaffidabilità sul rispetto dei tempi a anche dei voli stessi. Ma procedo lo stesso.

Dopo aver prenotato e pagato regolarmente, mi appresto a fare il check-in online, per evitare il presumibile caos agli imbarchi. Faccio diversi tentativi a vuoto e cerco spiegazioni all’agenzia, che mi gira la seguente ineffabile mail degli irlandesi (dicono che sia un controllo random-casuale, ma non ci credo proprio):

“Questa prenotazione sembra essere stata effettuata tramite un agente di viaggio terzo che non ha alcun rapporto commerciale con Ryanair per vendere i nostri voli. Pertanto, Ryanair ha bloccato questa prenotazione. Poiché gli agenti di viaggio terzi spesso non forniscono a Ryanair l’indirizzo e-mail e i dettagli di pagamento corretti del passeggero… Ryanair deve eseguire questo processo di verifica per garantire la conformità ai requisiti di sicurezza. Dopo che il passeggero incluso nella prenotazione avrà completato il processo di verifica di Ryanair forniremo pieno accesso alla stessa, inclusa la possibilità di apportare modifiche alla prenotazione, aggiungere servizi aggiuntivi e completare il check-in online. Sono disponibili due opzioni di verifica online: verifica rapida mediante riconoscimento facciale (tempo richiesto circa due minuti) o verifica standard (tempo massimo 7 giorni)”.

Prendo atto, ma sono molto sospettoso e penso che dietro alle citate ragioni di sicurezza ci siano altri interessi, banalmente economici e anche di raccolta dati preziosi. Sono anche sorpreso e preoccupato di questo riconoscimento facciale.

Inserisco i primi dati e passo dopo passo arriva la prima richiesta sgradita: bisogna pagare 0.59 euro per procedere. Ma come, adesso si paga anche per fare il check-in online?

La rabbia comincia a montare, però i tempi stretti ti fregano, così procedo cliccando nervosamente sul mio pc, ho bisogno di uno schermo grande. Ovviamente mi chiedono se sono iscritto alla loro piattaforma MyRyanair, non lo sono, partono interminabili schermate con password che ti devi poi ricordare (lapis e taccuino a portata di mano). Devo prima pagare, magicamente lo 0.59 euro diventa 0.65 euro, e dopo la trafila di codici trasmessi e inseriti, pervengo al fatidico “riconoscimento facciale”.

Prima però, devo fare fotografie della carta d’identità. L’ansia cresce. Essendo di plastica, ci sono i riflessi, regolo la luce, chiudo le tende, creo un set cinematografico vero e proprio. La facciata della carta passa al sesto tentativo. Il retro invece non va, i numeri sono evidentemente troppo piccoli.

Al dodicesimo tentativo forzo il sistema, procedo lo stesso, ma vengo bloccato più avanti. Comincio a sudare. Cambio strategia, decido di usare il telefonino per via della migliore definizione.

Ricomincio tutto da capo. Al momento delle foto, bastano solo tre tentativi e passo al livello successivo. E qui viene il bello. Devo fare un selfie in un ovale prefissato, fatto, poi… Vedo una schermata con “controllo persona in vita”: cosaaa????

Sì, ti costringono a verificare se non hai messo per caso la foto di un morto: ti chiedono “gira la testa a destra”, “sorridi”, “gira la testa a sinistra”, “chiudi gli occhi”.

Eseguo basito e ogni volta passo un livello. Roba da non credere. Gran finale con una verifica se tutto quello che hai messo dentro ci azzecca con la foto della carta d’identità. Stai a guardare la clessidra con i battiti a duemila e speri che diventi tutto verde.

La prima volta risulta incompatibile e mi viene una crisi di nervi, mi chiedo addirittura se sono vivo o morto. La seconda ha successo e quasi mi metto a piangere dalla gioia.

L’ultima cosa è fare il check-in, il vero obiettivo della corsa a ostacoli. Devi comunque scansare offerte sinuose di assicurazioni, fast track, bagagli extra e noleggi auto e, finalmente, ottieni la tanto agognata carta d’imbarco. Faccio subito le fotografie prima che si dissolva quel documento a sfondo blu con il QR.

Sono davvero esausto e incarognito. “Low fares, great care”, “Basse tariffe, grandi attenzioni”, dice la loro attuale campagna pubblicitaria. Certo: quasi 400 euro il biglietto di sola andata e quasi un’ora per fare il check-in, con annesso serio danno psicologico. Mi parte una silenziosa ma tremenda voglia di boicottaggio, civile s’intende. Che non credo si placherà più.

Il declino di Ryanair, dell’osannato Michael Kevin O’Leary (nella foto), è sempre più rapido, la sua reputazione è in picchiata come in un atterraggio di emergenza. La parabola da mito della democratizzazione dei “voli per tutti”, iniziata in Italia venticinque anni fa, a compagnia aerea cervellotica e disseminatrice di trappole per i passeggeri, è lì da vedere.

Quest’ultima mossa è la classica goccia che fa traboccare il vaso. Nonostante i numeri dicano di una compagnia in salute post-Covid, sono sicuro che prima o poi l’insoddisfazione della gente si rifletterà inesorabilmente anche nei risultati. E devo confessare che la prospettiva non mi dispiace poi così tanto.

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