CHE VADANO A LAVORARE, I SEDICENNI IDIOTI STAR DEI SOCIAL

Inutile, la cronaca non serve a niente. Le tragedie e il biasimo nemmeno arrivano dove dovrebbero, perché chi dovrebbe ascoltare sta altrove. Certo non sintonizzato sui notiziari o sulle pagine che esprimono condanna.

Chi dovrebbe ascoltare è sintonizzato su un’unica frequenza, quella della comunità social che spinge a mille per la prossima bravata, per la prossima sfida, possibilmente fuorilegge, la possibilità di ammazzare qualcuno, o sé stessi, relegata in un angolo della mente, una sorta di ripostiglio dove ammassare e dimenticare quel che di buono e sano converrebbe invece tenere a mente.

Ancora fresco il ricordo del piccolo Manuel morto schiantato a Roma ed ecco spuntare gli ennesimi sciroccati, stavolta in Brianza, a Giussano, tutti ci siamo deliziati dell’impresa.

Mamma non c’è e a sedici anni vuoi non approfittarne? Vuoi non prenderti la libertà di metterti alla guida con gli amici per filmare tutto quanto e metterlo sul social? Il richiamo della foresta è irresistibile, il bestiario d’ordinanza attende impaziente.

La macchina non si trova, parrebbe un vero e proprio furto, tanto che i nonni prima denunciano e poi comunicano il ritrovamento del mezzo. Un po’ ammaccato, le fiancate eroicamente segnate, così come qualche muro e qualche altro sventurato veicolo centrato dagli spatentati.

La pagina social di suo è tutto un programma: “maresciallo_ci prendi”. Probabilmente tre piccoli imbecilli, non tre gangster con una carriera già scritta, ma questo non rende consolante l’accaduto. Questa volta è andata bene, nessun morto, nessun ferito, ma è solo un caso e inquieta il fascino folle che cattura questo contagio del video che vede i ragazzini protagonisti di giochi assurdi che una nutrita comunità percepisce e considera trasgressivi.

Per non risultare ingenui, non da oggi e nemmeno da ieri rubare per qualche ora la macchina di mamma e papà è percepito dagli adolescenti come atto trasgressivo e posso arrivare a capirlo, ma dove e quando capitava era imperativo mantenere il tutto segreto, al massimo un patto di sangue con i due o tre amici e acqua in bocca. Ora non più, ora c’è tutto un mondo che deve sapere e mostrare approvazione.

Questi eroi e questo pubblico, compiacente e connivente, mostrano chiaramente di avere un quoziente intellettivo ben al di sotto della media, un’intelligenza sociale che non consente di comprendere il potenziale pericolo per gli altri, e allora che si chiuda il sipario: niente vita sociale (e social) finché si dimostri il progresso. E qualche lavoro socialmente utile, possibilmente in stile contrappasso, che male non potrà fare.

Se poi si volesse pure chiudere ogni pagina social che inneggia al sottosviluppo mentale, nulla in contrario, sarebbe anzi un passo deciso verso la libertà. Ma hai voglia quante bisogna chiuderne.

Un pensiero su “CHE VADANO A LAVORARE, I SEDICENNI IDIOTI STAR DEI SOCIAL

  1. Antonio Defabianis dice:

    Che dire, è talmente delirante questo “andazzo” , che sommato al resto, fa provare vergogna ad appartenere ad una società ormai senza speranza, e saremo ancora qui a dire : dove sono i genitori etc. Credo che sia soprattutto frutto dell’ estrema tolleranza nel sistema educativo applicato negli ultimi decenni e che ancora viene stoltamente celebrato. E non vado oltre…

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