IL POSTO EPICO PER LA PAGLIACCIATA MUSK-ZUCK E’ GARDALAND

Se ci avessero detto che l’Italia vincerà mezza dozzina di Premi Nobel non ci saremmo eccitati a questo modo. Invece l’annuncio che i due ipermiliardari annoiati hanno scelto l’Italia per un loro combattimento di arti più o meno marziali, verosimilmente con tanto di costume da gladiatore romano, questo annuncio ha agitato la nazione come non succedeva dai trionfi Mundial. Il Paese stanco e depresso, senza più motivazioni e senza alcuna fiducia nel futuro, improvvisamente ha riscoperto l’euforia. Mai vista una cosa del genere: i mille comuni che fanno a gara per non volere nei propri confini l’inceneritore, preferendo asfissiare sotto la mole dei rifiuti, questi stessi comuni stanno facendo il diavolo a quattro per candidarsi ad ospitare lo storico (?) evento. Si sentono sindaci di posti improbabili, che fanno fatica a tappare le buche per strada, offrire la massima ospitalità a Musk e a Zuckerberg, purchè arrivino a combattere da quelle parti. Quando spiegano a giornali e tv le loro strategie, questi illuminati amministratori fanno partire tutti immancabilmente lo stesso disco: promozione incredibile, ricaduta economica pazzesca, cassa di risonanza eccezionale. Cioè: per soldi siamo disposti a qualunque cosa. Anche a vendere l’anima.

Sì, perchè di questo si tratta: svilire e umiliare monumenti d’incalcolabile valore culturale per una pagliacciata di chiaro stampo americano. Non è una storia nuova: c’è chi conosce solo i valori in denaro e chi si sforza di difendere i valori intangibili e impalpabili dello spirito. Grande parte della politica, locale e nazionale, è schierata nel modo più sguaiato a difesa della bambinata tra i due ricconi yankee. Ho sentito persino un parlamentare dire così, letteralmente: “Chi non capisce l’importanza di un’occasione come questa, o è di mente ristretta, oppure parla solo per invidia”.

Non cito il suo cognome per non fargli pubblicità sprecata. Ma dice proprio così: chi non capisce, parla per invidia. Come no, mi prendo la mia parte: parlo solo perchè vorrei anch’io combattere vestito da gladiatore contro Musk. Ma per piacere.

Il buon ministro della Cultura, il popolare impiastro Sangiuliano, si sta dando da fare per trovare la sede adeguata, che comunque ha promesso “epica”. Il Colosseo no, quello no (e non capisco perchè: svacco per svacco, prendetevi pure il Colosseo, o per caso anche il ministro avverte un residuale e minuscolo imbarazzo?). Arena di Verona, Pompei, Paestum, Teatro di Siracusa: è una lotta allo spasimo, tutti vorrebbero lo scontro del secolo, ci sono sindaci che metterebbero a disposizione anche moglie e figlie, caso mai potesse servire. Non parliamo di Renzi, che ormai appena fiuta dollaroni internazionali ha le palpitazioni (parentesi: a sentirlo, io non capisco più se è Panariello che imita Renzi, o se è Renzi che imita Panariello).

Avvilente, avvilente fino alla depressione. Tutta questa gente eccitata che proprio non coglie la volgarità della faccenda, più che altro nemmeno è sfiorata dall’idea che i nostri monumenti non hanno alcun bisogno di questo marketing, perchè sono unici e invidiati in tutto il mondo, con loro l’Italia stessa, è non sarà una carnevalata in più ad aggiungere qualcosa a un patrimonio che è già superlativo, ai limiti del trascendentale. Ma che proprio per questo meriterebbe un altro rispetto e un’altra sacralità. Forse, questa la verità, meriterebbe un altro popolo.

Comunque va bene, se questa è la maggioranza, se davvero l’Italia vuole cogliere al volo l’occasione per svendersi e monetizzare come sgualdrina d’alto bordo, confermandosi a pieno titolo la terra dei cachi, procediamo con i febbrili preparativi. In un clima da fine impero, la fatua cultura del Twiga e del Bilionaire si estende anche alle poetiche vestigia della grande antichità. Io alzo le mani e mi arrendo. Per quanto mi riguarda, l’americanata di Musk&Zuck non ha nulla in sè di peccaminoso e di criminale. Se quei due si divertono così, liberi di farlo. Però in un posto adeguato al livello. Non il Colosseo, non Pompei, non Paestum: il loro posto è Gardaland.

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