IL NOBEL PIU’ GIUSTO

Accendi la TV, parte il notiziario e di lì a poco vorresti metter mano alla tastiera per dire quanto sono ridicoli, scolastici, ingessati i politici italiani quando li vedi fare quelle dichiarazioni sui temi del momento, una sorta di recita di Natale fuori tempo massimo, per loro e per tutti.

Poi rifletti, deve per forza esserci qualcosa di meglio a cui dedicare il tuo tempo, anche nel notiziario, e in effetti qualcosa di meglio arriva. Arriva il meglio del meglio in verità, il Nobel per la pace.

Non è sempre necessariamente così coi Nobel per la pace, ma quest’anno sì. Un Nobel vero, incontestabile, inevitabile. Un Nobel Giusto.

Mentre noi qui ci divertiamo e mettiamo a frutto la nostra libertà accapigliandoci sulle questioni più futili e trascurabili e mentre la signora Maria morirà, perché il suo esame oncologico sarà arrivato troppo tardi, qualcuno ha deciso che il premio Nobel per la pace quest’anno dovesse essere attribuito a Narges Mohammadi.

Il suo nome significa Iran, significa carcere, torture, difesa dei diritti umani. Reclusa dal 2016, forse nemmeno saprà del riconoscimento. Arrestata 13 volte, condannata a 31 anni di carcere e 154 frustate, non ha ceduto una virgola della sua integrità in questi anni e le briciole che ha lasciato dietro di sé sono state raccolte dalla rivoluzione che dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti, ma in realtà non è.

Briciole che sono state raccolte da Mahsa Amini e da tutte le altre, vive, morte, umiliate, mai dome però, mentre noi e tutto il mondo libero siamo altrove, sempre. Anche questa è guerra, tra le più terribili, ammesso che esista una graduatoria, perché si è costretti ad ammettere l’ottusità e la crudeltà di chi ti governa, che poi sarebbe comunque la tua gente, solo malata, folle, indifendibile.

Allora il Nobel porta la rivoluzione iraniana sulle prime pagine e bene che sia così, così importante e così giusto, ma serve un enorme sforzo in più, serve escogitare qualcosa in più, un’intransigenza altrettanto ferma e irremovibile. Con gli integralisti dell’Iran e con tutti coloro che calpestano i diritti umani in nome della loro stupida e ottusa interpretazione della religione e delle parole che la sostengono.

Non tutti lo sanno, ma nelle nostre università ci sono molti studenti iraniani e molte studentesse iraniane, ogni giorno devono fare i conti con un mondo che parla loro della donna occidentale come oppressa per cultura, in modo atavico e sistematico, e pur senza mettere in discussione le incontestabili derive del maschilismo occidentale, quali oscuri e complicati pensieri devono attraversare le loro menti?

Un Nobel necessario dunque, un Nobel inoppugnabile, un Nobel tra i più Giusti, come qualsiasi azione e pensiero che riporti la nostra attenzione laggiù.

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