CORSI E RICORSO AL TAR: «IL NOSTRO BIMBO VA BOCCIATO!».

Letto il titolo sul “Corriere della sera“, ho fatto fatica a crederci: «Il figlio viene promosso, ma i genitori fanno ricorso per bocciarlo. Il Tar gli dà ragione, il bambino ripeterà l’anno».

La storia è un po’ meno ridicola di quello che potrebbe apparire, come la prima reazione ad essere umanamente suscitata: «Vi siete sbagliati: il nostro giovanotto è un somaro». La questione è legata alla salute: lo studente, un bambino delle elementari, ha qualche problema di salute (segnalato agli insegnanti il giorno della sua presentazione) e ha vissuto male la seconda parte dell’anno scolastico. Era aumentato il disagio e con esso lo stress e la sofferenza. Andava male, come si dice, ma il consiglio di classe aveva comunque valutato di promuoverlo. Un verdetto rifiutato dai genitori e dalla psicoterapeuta del piccolo, i quali hanno anteposto una valutazione assai diversa da quella della scuola: il ragazzo ha la necessità di una crescita su misura, deve ripetere l’anno in condizioni psicologiche migliori. Deve conquistarla, la promozione: non solo e non tanto studiando, ma vincendo le sue debolezze.

Non so chiaramente se il bambino abbia o meno condiviso la scelta dei genitori e della psicoterapeuta, voglio immaginare e sperare di sì. Il che ci riporta comunque a quel moto ironico di cui dicevo all’inizio: se questa famiglia di Trento ha agito responsabilmente, consapevolmente per aiutare un soggetto problematico, quando leggeremo di mamma e papà che ammettano davvero che il figlio è un asino e non merita una bella pagella? Potrebbe essere il primo passo verso una rivoluzione al contrario, che ci riporti cioè all’antica meritocrazia e non alla difesa d’ufficio, che di norma porta ai ricorsi al Tar per annullare una bocciatura, non una promozione.
Trovo gli eventi di Trento di grandissimo esempio nel percorso educativo di un minore, parlando di cultura e di carattere, tanto che ne dovrebbero parlare per una mezz’ora in tutte le scuole d’Italia. Così che chi vuole intendere intenda. Capisca.

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