IL MONDO BRUCIA, FACCIAMO QUALCOSA

di LUCA SERAFINI – Da oggi 29 luglio le risorse naturali del pianeta per il 2021 sono terminate: dal 30 luglio si incrementa il debito dell’uomo con la terra, perché dobbiamo fare con “soldi” che i conti correnti dell’aria, dell’acqua, del sottosuolo, hanno esaurito. La banca naturale del mondo ha le casse esauste, e non solo quelle. La nostra risposta italiana in questi giorni sono decine di migliaia di ettari bruciati e chilometri di fondali marini irrimediabilmente devastati, insieme con l’ecosistema falcidiato da predatori di datteri di mare e vongole inquinate. Territori protetti eppure violati da piromani e pescatori di frodo.

Nonostante la reticenza sul tema da parte degli organi di informazione, non pare proprio che i primi differiscano più di tanto dai secondi: gli incendiari non sono folli che appiccano il fuoco perché infastiditi dagli animali o perché hanno la visuale del mare nascosta dagli alberi (capitò qualche anno fa in Liguria), sono autori di un dolo che costituisce in tutto e per tutto una strage e che ha una motivazione precisa nella concorrenza sleale o nella cupidigia. Hanno interessi nel buttare i mozziconi accesi nei boschi, né più né meno come i 18 arrestati e 3 fermati per la pesca proibita tra Castellammare di Stabia, Vico Equense, Piano di Sorrento, Meta di Sorrento, Sorrento, Massa Lubrense. Le accuse sono di disastro ambientale, ricettazione ed associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una pluralità di reati relativi alla pesca illegale dei datteri di mare. Altre accuse sono danneggiamento aggravato, distruzione di un habitat in un sito protetto, distruzione di bellezze naturali e commercio di sostanze alimentari nocive. Stando alle indagini, la banda avrebbe operato dal luglio del 2016 ed era dedita in modo professionale e sistematico alla raccolta e al commercio illegale dei datteri di mare (procedure vietate dal 1998) ma anche di vongole veraci provenienti da Rovigliano, contaminate batteriologicamente e chimicamente, quindi pericolose per i consumatori in quanto raccolte in uno specchio di mare prospiciente la foce del fiume Sarno, catalogata come zona proibita per la presenza di sostanze altamente inquinanti.

 
Sentiamo dire dai sindaci, dai poveri contadini e allevatori, dalla gente comune come quella che ha perso la casa, il paese, la sua attività sepolte dai detriti dopo lo tsunami sul lago di Como: «Non ci aspettavamo una cosa del genere». No, non è vero: questo è invece esattamente quello che ci dobbiamo aspettare vivendo come barbari a casa nostra, cioè su questo mondo che noi abbiamo distrutto. Tutti: incendiari e pescatori di frodo non sono diversi dai responsabili dell’incuria per cui siamo l’unico essere vivente che mette a ferro e fuoco il suo habitat. Non c’è un solo animale che non curi, protegga, difenda la sua tana, la sua caverna, il suo nido, la sua pozza. Solo l’uomo la fa a pezzi, la calpesta, la dileggia, la trascura, la offende. 
La legge deve trattare incendiari, pescatori di frodo, amministratori avidi o incapaci o inetti, come criminali, come assassini, come delinquenti della specie peggiore. Le pene devono essere pesanti, irreversibili, inappellabili. L’indignazione, lo sgomento, la solidarietà che distingue in questi giorni gli agricoltori sardi e quelli italiani in aiuto di quelli che hanno vista spazzata via la propria vita, la propria dinastia, la propria attività, la propria abitazione. I propri greggi. Le uniche carcasse che riusciamo a distinguere tra i roghi e sott’acqua, nei letti dei fiumi e tra gli arbusti, sono quelle dell’uomo che ha voluto questo scempio e lo lascia compiere al prossimo, come al solito pensando che non ci tocchi, non ci riguardi, non ci interessi. Ci basta la nostra porzione di casa, terra, piscina dove buttarci quando il sole rovente ci soffia addosso la sua rabbia come un fon. Non riusciamo a capire cosa stia succedendo, eppure sta succedendo e siamo noi a provocarlo.
Bisogna smettere di ridere o sorridere alle vignette su Greta Thunberg e pensare invece seriamente che la prima cosa da fare è colpire i responsabili dei disastri naturali che naturali non sono affatto. Trattarli alla stregua di terroristi perché questo sono: a Como, vi è sfuggita sicuramente la notizia nell’impaginazione frettolosa dei tg o tra le righe dei quotidiani, stavano «preparando un piano di prevenzione per mettere in sicurezza i centri abitati alle pendici dei monti» dove magari scorrono anche i fiumi. Stavano preparando? Stiamo preparando? I ghiacci che si sciolgono al Polo mentre le grandinate in Emilia in agosto distruggono 200 automezzi, erano imprevedibili? Gli incendi che soffocano e cancellano intere regioni ogni estate, sono sorprese? La specie che si estinguono e gli oceani imbavagliati dalla plastica sono servizi di “SuperQuark”, non attualità?
Pubblico da anni su Facebook, insieme con l’agronomo che scrive su @ltroPensiero Paolo Caruso, una rubrica intitolata: “A proposito del pianeta”. Non postiamo allarmismi o notizie spaventose per la nostra sopravvivenza, ma solo articoli che documentano l’impegno di uomini, imprese, scuole, organizzazioni in prima linea a difesa dell’ecologia. Con i fatti, non con la propaganda. Queste persone, che sono migliaia sparse ovunque nel mondo, vanno sostenute e incoraggiate non soltanto con sovvenzioni e aiuti tecnologici, ma anzitutto con il rispetto. E per dimostrarglielo, dobbiamo trovare e punire chi vive su questa terra abbandonata, in maniera opposta alla loro: distruggendo la natura, appiccando il fuoco persino sott’acqua. 

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