IL MIO GRAZIE AL DECOUBERTIN DELLE PARAOLIMPIADI

di ALBERTO VITO (sociologo e psicologo) – Pochi sanno che le Paraolimpiadi sono state inventate da un neurologo tedesco, Ludwig Guttmann, approdato nel 1938 in Inghilterra per sfuggire alle persecuzioni razziali. Quest’uomo di scienza, ma non solo,  ebbe grandi meriti per aver innovato radicalmente il trattamento clinico dei paraplegici.

Le prime gare per infortunati avvennero nel 1948 con soli 16 partecipanti, che già l’anno successivo divennero 60. Il numero di atleti è poi sempre gradualmente aumentato e dal 1960 le gare avvengono nella stessa sede dei Giochi Olimpici.

L’Italia è presente alle Paraolimpiadi sin da quella edizione e certamente l’attenzione che si presta a questo evento è segno di grande civiltà e rispetto. Molto bene fa dunque la Rai a dare ampio rilievo a questa manifestazione, a prescindere da quali siano le percentuali di audience, svolgendo effettivamente un servizio pubblico importante.

Dare risalto alle Paraolimpiadi è utile e fa bene a tutti: agli atleti e al loro staff, innanzitutto, per premiare il loro impegno. A tutti coloro che hanno una disabilità, a cui viene mostrato l’esempio di tanti valorosi che raccontano nei fatti come sia possibile convivere al meglio con patologie pur gravemente invalidanti. Infine, la visione di queste gare fa bene a tutti noi che fortunatamente non accusiamo invalidità, promuovendo i valori più profondi dello sport: rispetto, solidarietà, ottimismo, lealtà, incitamento alla vita, assenza di vittimismo.

A prescindere dai risultati dei nostri atleti, le Paraolimpiadi sono un fatto oggettivo, il cui insegnamento vale come esempio assai più di mille parole, spesso anche in campo sportivo vuotamente retoriche.

In un mondo che mai come oggi offre segnali di preoccupanti involuzioni, i Giochi Paraolimpici costituiscono un segno effettivo di progresso civile di cui essere orgogliosi.

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