IL GRANDE RITORNO DEL NOTTINGHAM FOREST, LA SQUADRA DI GARIBALDI

di ANDREAS MASSACRA – Tra gli eventi calcistici del 2022 fa notizia il ritorno in Premier League di una delle nobili decadute del calcio inglese, il Nottingham Forest.

Gli appassionati ricorderanno sicuramente che il Nottingham, guidato all’epoca da Brian Clough, vinse consecutivamente due Coppe dei Campioni nel 1978-79 e nel 1979-80, e una Supercoppa Europea contro il Barcellona nel 1979. Il Palmares della squadra non è ricchissimo, ma è comunque di tutto rispetto e conta: un campionato inglese nel 1977-78, due coppe d’Inghilterra (1897-98, 1958-59), quattro Coppe di Lega Inglese (1977-78, 1978-79, 1988-89, 1989-90) e un Charity Shield nel 1978.

Dopo gli anni ‘80 per il Nottingham è iniziato il declino. Dalla stagione 1992-93 le presenze in Premier League si fanno sporadiche e il club bazzica, con problemi finanziari, tra la seconda e la terza divisione del calcio inglese. Dal 2009 al 2022 resta stabilmente in Championship, tornando solo nel giugno 2022 in Premier, battendo ai play-off prima lo Sheffield e poi l’Huddersfield.

La divisa del Nottingham Forest è del colore “rosso Garibaldi” come scritto nello statuto societario, i tifosi stessi chiamano la maglia “The Garibaldi” e i giocatori vengono chiamati “Garibaldins”. Non è un caso. La società, nata nel 1865 come Nottingham Forest Football and bandy club (il bandy è un antico gioco su ghiaccio simile all’hockey praticato molto in Scozia, Svezia, Finlandia e Russia e in Inghilterra dai migranti scozzesi in cerca di lavoro) è la seconda squadra, in termini cronologici, della città di Robin Hood, la prima essendo il Notts County fondata nel 1862. Il primo stadio era il Forest Recreation Ground. Fu fondato da 15 giovani di cui uno era il fratello di Richard Daft, fondatore del Notts. Ma i due non erano in buoni rapporti e c’era una certa rivalità. Fu fondato al Clinton Arms Hotel, lo stesso in cui nel 1930 Einstein avrebbe presentato la Teoria della Relatività.

Adesso arriviamo a Garibaldi. Iniziamo col dire che la figura di Garibaldi, fin dalla Repubblica Romana del 1849, era molto popolare in Inghilterra. La stessa causa dell’unificazione italiana era molto sentita in terra britannica, un po’ in funzione anti francese e un po’ perché era attivamente sostenuta dagli esuli italiani, quali Mazzini, Saffi e Felice Orsini, che effettuavano tour di conferenze per il pubblico anglosassone interessato. Non solo. Sariate decine di volontari britannici, riuniti nella Legione Britannica (600 uomini), si unirono alla spedizione dei Mille, sbarcando a Napoli il 15 ottobre, prendendo parte in pratica ad un solo combattimento a Sant’Angelo alle Mura di Capua.

A tutto ciò si aggiunge anche la figura stessa di Garibaldi come avventuriero, eroe viaggiatore, militare di successo, radicale e massone. Tutte caratteristiche che lo rendevano popolare nell’Inghilterra della seconda rivoluzione industriale e in particolare nei distretti legati alla piccola borghesia e alla working class. Come appunto era quello di Nottingham, che riuscì tra il 1847 e il 1852 ad eleggere in Parlamento il leader Cartista Feargus O’Connor.

Questo era lo scenario, grosso modo, quando nel 1864 Garibaldi arrivò in Inghilterra ricevendo una straordinaria accoglienza. Per il suo arrivo a Londra, gli venne messo a disposizione un piroscafo da Caprera alle coste di Southampton. Poi, dopo qualche giorno, venne allestito un treno speciale, rivestito col tricolore, che lo condusse in città nel giro di sei ore. A Londra si trovavano 500mila persone ad attenderlo e dopo il discorso al Crystal Palace andò a cena col Primo Ministro Lord Palmerston e anche alle riunioni di associazioni proletari e massoniche. Una vera star, un evento eccezionale. Non deve sorprendere la cosa: al di là di un viaggio privato nel 1847, nel 1854 aveva partecipato a Newcastle ad una manifestazione promossa da una organizzazione operaia di Mutuo Soccorso contro la disoccupazione dilagante e il rincaro dei prezzi dei generi di prima necessità. In vista della terza visita, sorsero in tutto il paese dei Working Men’s Garibaldi demonstration committees come servizio d’ordine e organizzativo. Incontrò duchi, ministri, ma anche i rivoluzionari, guardati con sospetto dal governo inglese, come Mazzini ed Herzen e il patriota Antonio Panizzi, che a differenza degli altri era stato nominato Baronetto e direttore del British Museum. Non fu possibile per l’ Eroe dei due Mondi fare un tour nelle città inglesi. Ufficialmente per motivi di salute, diagnosticatigli dal medico personale di Sua Maestà, praticamente per il volere della regina Vittoria di levare la Corona dall’imbarazzo internazionale che il clamore della visita aveva suscitato. Così la visita durò solo dal 3 al 17 aprile del 1864. L’anno dopo, in uno dei distretti più legati alla working class, quello di Nottingham, 15 giovani, figli della piccola borghesia e dell’aristocrazia del lavoro, decisero che ad ispirare la nuova associazione sportiva doveva essere Garibaldi, proprio quello là, che l’anno precedente aveva mandato un paese intero in fibrillazione. E ordinarono quindi una dozzina di divise con nappa di flanella rosso-garibaldino. Di questo c’è piena memoria nei tifosi, non solo nel nome della maglia e nell’appellativo dei giocatori, ma essendo all’Eroe dei due Mondi dedicata anche la sala conferenze del club, la Garibaldi Room e, in occasione dei match in casa, essendo data ai tifosi dello stadio la possibilità di partecipare ad un gioco a premi, il Garibaldi Golden Goal Gamble.

Ma Garibaldi era una figura straordinaria e quando ventuno anni dopo due dei giocatori del Forest si trasferirono a Londra, nella zona di Woolwich, fondando una squadra composta dai lavoratori dell’Arsenale, i vecchi compagni del Forest diedero loro due casacche che divennero anche quelle della nuova formazione, il Dial Square, poi Royal Arsenal e poi Woolwich Arsenal. L’Arsenal insomma, una delle massime compagini del calcio inglese, deve il suo colore a Garibaldi. Non è finita qui, perché a seguito del tour sudamericano del Forest del 1905, il presidente dell’Independiente, Aristides Langone, decise di adottare il rosso-Garibaldi come colore sociale del club nel 1907, al posto del bianco, e così anche loro divennero dei diavoli rossi garibaldini.

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