IL CONI E LO STUPRATORE, MEDAGLIA D’ORO ALL’INSENSIBILITA’

Martina Rossi scappa e muore. Semplice e terribile, se ti inseguono scappi e se scappi perché vogliono violentarti devi avere già in mente quale sia la possibile condanna che ti aspetta, qualcosa di simile alla morte in molti casi. Nel caso di Martina (nella foto) la morte vera e propria, precipitata da un balcone per sfuggire al branco, nel 2011, in un albergo di Palma di Maiorca.

Dopo la morte uno si aspetta il silenzio, a maggior ragione se giunge una condanna, per quanto misera, tre anni e poi di nuovo liberi e belli, nemmeno un accenno a un possibile pentimento. Del resto che ci voleva, era proprio necessario buttarsi di sotto? Ti facevi stuprare e tutto finiva lì, che sarà mai.

Nel branco c’era anche Alessandro Albertoni, che il CONI, non la polisportiva vattelapesca, avrebbe ora voluto premiare per meriti sportivi, ambito motociclistico, ignaro, il Coni, colpevolmente ignaro, del fango che ricopre l’animo ostinato e impenitente del centauro.

Sulle prime è arrivata una goffa giustificazione, con la formula “meriti pregressi”, ora arriva la comunicazione della revoca, ma solo dopo le proteste dei genitori di Martina e di svariati altri indignati. Le nostre istituzioni brillano sempre per la capacità di cavillare su questioni inutili, per la capacità di produrre modulistiche indigeste e sovrabbondanti, e brillano spesso anche per la loro ignoranza, letteralmente.

Può il CONI, il Comitato Olimpico Nazionale Italiano, elargire medagliate onorificenze senza cognizione di ciò che avviene intorno a sé? È possibile non avere il polso della vita, della morte, dei miracoli e degli stupri delle persone che stai per ricoprire di onori?

In generale, credo che i ”meriti pregressi” debbano sempre finire sul piatto della bilancia, perché talvolta vi sono colpe che non solo offuscano, ma cancellano quel che di buono, o almeno di decente uno ha fatto nella vita. Almeno si deve questo alle vittime, imporre a chi si è macchiato di colpe irreparabili di ripartire da zero e da zero dimostrare di poter meritare rispetto.

A volte riesco a trovare irritante anche la prosopopea apologetica nei confronti di personaggi illustri dagli enormi meriti artistici e scientifici, vedi Einstein ad esempio, perché nemmeno il genio deve mai giustificare una prevaricazione umana, familiare, una negligenza verso sé stessi e soprattutto i propri cari, non l’umanità tutta, ma almeno coloro che siedono al tuo stesso tavolo durante la cena.

Figuriamoci se uno bravo con la moto può meritare indulgenza dopo aver indotto alla morte una ragazza e indirettamente la sua famiglia. Ora il CONI, solo dopo le inevitabili rimostranze ripeto, fa marcia indietro, ma senza richiamo tutto sarebbe filato liscio e sottotraccia, con il centauro, che deve ancora scontare la pena peraltro, a ritirare la sua bella medaglia scintillante e magari a stappare qualche bottiglia e ubriacarsi, come si conviene quando si conseguono premi per meriti pregressi.

Chissà se un pensiero sarebbe corso ai piatti della bilancia, chissà se mai avrebbe pensato che il suo merito pregresso fosse piuma rispetto al piombo della colpa commessa.

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