IL CALCIO SEMPRE PIU’ INDEBITATO, TUTTI SI VOLTANO DALL’ALTRA PARTE

E’ un po’ come tutto quello che gli gira intorno, il calcio: il clima, l’economia, gli incidenti sul lavoro, il razzismo…

Suonano in continuazione campanelli d’allarme come in una caserma dei vigili del fuoco, con la differenza che i pompieri escono a rischiare la propria vita, mentre per il resto nessuno fa nulla, nessuno muove un dito, nessuno cambia le cose. Chiacchiere e strali qua e là, per esempio Aurelio De Laurentiis presidente Napoli e Rocco Commisso presidente Fiorentina: ciclicamente sparano a salve sui club indebitati, che “non dovrebbero nemmeno iscriversi ai campionati”, e dei loro, virtuosi invece e con i conti a posto.

Hanno ragione, ragionissima. Però tutto stagna. Giusto in queste ore la ‘Gazzetta dello sport’, in un’inchiesta peraltro riservata agli abbonati online e non leggibile in formato cartaceo (anche il giornalismo si vende a etti come il prosciutto crudo), sottolinea come siamo arrivati nel 2024 a 3,2 miliardi di debiti in serie A.

Tifosi del Milan – in particolare – e di molte altre squadre inondano da mesi i social, imprecando con post avvelenati: Inter e Juventus continuano a fare il mercato che più gli aggrada, riconoscendo commissioni plurimilionarie agli agenti e ingaggi plurimilionari ai giocatori, infischiandosene dei bilanci rosso fuoco. “Il Sole 24 ore” denuncia quasi ogni settimana una situazione al collasso, ma né la Federazione, né la Lega, né tanto meno i singoli club studiano strategie e cambiano andazzo. Tutt’altro.

Dicono i vertici romani che se si cominciasse a fare luce sui libri contabili, in serie A resterebbero 3 o 4 club. Ecco la ragione dell’omertà e dell’immobilismo. Aggiungo che l’Italia è l’unico paese del mondo che ha un corpo chiamato “Guardia di Finanza”, ma le fiamme gialle non mettono il naso nel calcio neanche loro. Non parliamo della Banca d’Italia: vanno a prendere a casa chi è in rosso di 100 euro, non possono rischiare di perseguire chi è sotto di 100 o 200 o 600 milioni, questa è storia vecchia. Quindi, cari milanisti, cari puristi, cari De Laurentiis e Commisso, cari tutti che rosicate perché chi più sporca la fa diventa priore, rassegnatevi: prima o poi arriverà un arabo che, come cantavano Cochi e Renato, “cambierà tutto, io mangerò il prosciutto, mangerò anche l’acqua minerale, mi profumerò col caviale (…), mi darò del lei e mangerò per sei. Lei non sa chi sono io, sono parente di mio zio, da qua a là tutto quello che vedete è mio, adesso basta Dio, adesso basta Dio”.

Per curiosità, leggete (di seguito) alcuni passaggi della lettera che il presidente calabro-americano della Fiorentina, Rocco Commisso, ha scritto ai tifosi viola facendola pubblicare sul sito ufficiale del club toscano. Qualcosa sembrerà più chiaro.

“Spesso vengono indicate come società modello Atalanta e Bologna e di certo mi complimento con loro per il cammino che stanno facendo, ma voglio ricordare a chi ha la memoria corta che l’Atalanta, dopo l’arrivo della famiglia Percassi, ha impiegato 7 anni per qualificarsi la prima volta in Europa e il Bologna, dopo 8 anni dall’arrivo di Saputo, quest’anno per la prima volta sta lottando per posizioni europee… Quando sono arrivato a Firenze ho subito spiegato che io sarei stato pronto a fare investimenti ma che, per alzare il livello e competere sui palcoscenici più importanti, sarebbero servite entrate maggiori, nuove fonti di revenues che, ad esempio, uno stadio nuovo e funzionale per vedere una partita di calcio avrebbe potuto garantire. Abbiamo preso la Fiorentina quando gli introiti non superavano i 100 milioni. Noi pur raggiungendo la cifra record di 147 milioni l’anno passato (inclusi i 25 milioni di sponsorizzazione di Mediacom e senza plusvalenze), siamo ancora decisamente lontani dai Club che ogni stagione hanno più del doppio dei nostri introiti (tra i 300 e 400 milioni). Dal mio arrivo a Firenze ho ribadito che mai avrei fatto promesse che non avrei potuto mantenere, e allo stesso modo ho detto sin da subito che la Fiorentina, sotto la mia proprietà, non avrebbe mai corso il rischio di fallire (com’è accaduto in passato) e così è e così sarà. Sono anni che chiediamo trasparenza e regole uguali per tutti, ma quasi nulla è cambiato e ci troviamo a dover competere con Club indebitati fino al collo che agiscono come se nulla fosse. Dopo il Covid e la questione Superlega, ad esempio ci sono società che stanno ricorrendo a continui aumenti di capitale (ma non è un reato, ndr.) con esposizioni debitorie ancora notevoli. Auspico che finalmente qualcosa possa cambiare perché le società che rispettano ogni singola regola e non hanno un euro di debiti, non possono essere equiparate a quelle che riescono a sopravvivere solo per la mancata applicazione di norme precise”.

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