I POVERI RESTI DI MISS ITALIA

Il tempo vola, quello di Miss Italia è rimasto uguale, con alcune modifiche di forma ma non di sostanza. In principio fu Cinquemila lire per un sorriso, prima edizione del ‘39, per un marca di dentifricio, la Cetol della Carlo Erba. In verità il concorso era aperto a uomini e donne, anche se lo slogan non si prestava a interpretazioni diverse: ”Chi è il musetto delizioso che le vincerà?”. La vittoria venne comunicata tramite telegramma all’indirizzo domestico, la cifra, in buoni del tesoro, si sciolse nel nulla contabile del dopoguerra, Isabella Verney ha novantasette anni e tempo fa ha ricordato le mille offerte di matrimonio, compresa quella di un principe veneziano.

E’ letteratura romantica, oggi siamo andati oltre, addirittura abbiamo due miss nello stesso anno, febbraio-dicembre, l’inverno va scaldato, cribbio, avanti con gli sponsor e con le gambe più belle del Paese. Roba da non crederci, ma da vedere. Fine delle passerelle, con numero al petto, fascia obliqua sul corpo e posture acchiappanti, stavolta le ventuno concorrenti al titolo dovranno dialogare con giurati e presentatore, i primi saranno guidati nientepopodimenoche da Massimo Boldi, là dove una volta sedettero Giorgio De Chirico e Vittorio De Sica, a completare la triade Fioretta Mari, anima, ispiratrice e maestra di recitazione, infine Francesca Manzini imitatrice di molte donne televisive; a presentare l’evento è stato chiamato Salvo Sottile, giornalista dallo sguardo alla Clark Gable, uno che è attraversato tutte le emittenti nazionali e che è approdato al festival della bellezza femminile.

L’evento esiste e resiste al logorio della vita moderna, in totale regime repubblicano viene incoronata la reginetta, la cerimonia comporta lacrime della vincitrice e rabbia schiumante delle sconfitte.

So’ tempi duri, gruppetti reduci di femministe si agitano di fronte a tanto scempio, vergognoso è quell’harem nostrano giudicato da maschi allupati con il titolo di membro della giuria. Mamme trepidanti al seguito, padri in apprensione per sbirciare le contendenti al proprio piezz’ecore, già previste le frasi di celebrazione: “Sogno la pace nel mondo. Dedico questo titolo a mia nonna, a mia mamma, a mio papà, ai miei fratelli”.

Attendo un commento di Boldrini Laura che già si era espressa sull’argomento: ”..spero che le ragazze italiane per farsi rispettare possano avere altre possibilità che non quella di sfilare con un numero..”.

Voilà, madame Laura, hanno tolto il numero. Intanto facciano un passo in avanti tutti quelli che ricordano almeno tre nomi e cognomi di Miss Italia. Nell’attesa della risposta, concentriamoci su Amadeus e Sanremo.

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