I MORSI DEL COVID ALL’ARTE

di ELENA FUMAGALLI (Docente universitaria di storia deIl’arte) – Ieri eravamo in coda per visitare un museo o una mostra, oggi per entrare in un supermercato.

Era un anno importante, il 2020. Il calendario dell’arte, sempre più intasato di esposizioni, fra le quali non è sempre facile distinguere le iniziative virtuose e quelle solo di cassetta, era fittissimo.

Per restare in Italia, alle Scuderie del Quirinale, la nostra vetrina internazionale, si doveva celebrare Raffaello, una gloria universale tutta italiana (mica come Leonardo, che dobbiamo dividere con la Francia). Capodimonte a Napoli si apprestava al rientro di Luca Giordano dopo una felice trasferta parigina. Le Gallerie degli Uffizi erano pronte a far conoscere la più grande miniatrice del Seicento italiano, Giovanna Garzoni. A Bergamo si era appena aperta l’esposizione su Simone Peterzano, maestro di Caravaggio.

Ma la lista completa sarebbe lunga. Il Coronavirus ha spento i riflettori su ognuna di queste esposizioni, così come sui musei. Se l’arte è un sollievo dell’anima, una cura all’affanno quotidiano, oggi è anch’essa in quarantena. E allora è solo attraverso la rete che possiamo giovarcene, in attesa di ritrovarla, superata l’emergenza.

In tempi normali ci assale il dubbio se il tour virtuale di un museo o un video su un’opera siano un mezzo valido per accostarsi all’arte, al di là dell’ovvio fine pubblicitario (non ci si vorrebbe fermare lì). Oggi sono l’unico modo per ricordarci del nostro patrimonio e per farlo vivere. E allora largo alle meritorie iniziative dei siti e delle pagine Facebook delle nostre istituzioni culturali, tutte da scoprire. Non possiamo chiedere di più, in questa stagione.

Gli unici musei aperti sembrano essere rimaste, chissà per quanto ancora, le chiese: ma in queste ore buie pare difficile frequentarle, se non per pregare di tornare presto alla normalità.

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