GIANNI, RICHIAMAMI

di TONY DAMASCELLI – Ieri. Era ieri e avevamo scherzato su una frase di La Fontaine, seguita da due saracche in francese: “Ho fatto la Tac, escluso il tumore. Per fortuna. Ma mi hanno tolto un litro e mezzo d’acqua dai polmoni: Porca maledetta. Ti richiamo io”.

Voci di infermiere, ospedale di Senigallia, i luoghi del piacere a tavola, Mauro Uliassi per dire.

Inutile attendere, non mi chiamerai. Oggi non ci sentiremo Gianni, il cuore ha smesso di battere, come una puttana non serve più a niente. Porco Giuda, una sofferenza lunga cinque mesi, prima la febbre, i dolori al petto, poi il cuore, poi la ripresa, la convalescenza a Senigallia, l’aria del mare, la casa di Manu Audisio, l’affetto di Paola, chiamava il Dipo, altri si sono fatti vivi.

Vivo che aggettivo è oggi? Che significato ha? Cattivi pensieri, non più sette giorni, maledetti pensieri. Una vita con la penna e la macchina per scrivere,. Il computer mai e i social neppure. Roba seria, profumo di inchiostro e di piombo in tipografia, viaggi dovunque, ascoltando Brassens e De Andrç, Tenco e Gaber, non soltanto musica ma parole, pensieri, come erano i tuoi scritti, che quelli rimangono, memoria di una carriera forte, con illustri direttori che insegnavano l’arte e stracciavano cartelle con qualche segno blu e rosso.

Ciclismo e calcio, li hai seguiti, inseguiti e amati, come loro, gli attori della bicicletta, del pallone ti hanno seguito e amato, per lo stile, l’educazione della scrittura, la cultura delle discipline e del lessico, il rispetto di tutti.

Si giocava con i calembour, erano cento le sfide, come ragazzi a scuola, su attori, cantanti, calciatori, scrittori con la lettera A, e poi B e andare via così. Avevi tre giri di vantaggio.

Erede di Brera? Forse per il fatto di avere vissuto con lui giorni e notti mille, e partite a scopa e racconti e ricordi. Libri, romanzi, raccolte, sono altre pietre preziose che conservo in una cuccia privata.

Oggi è sabato, Gianni, il giorno in cui rifinivi la tua rubrica per il giornale della domenica. Sento freddo e silenzio.

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