GUARD-RAIL D’ITALIA

Di fronte alla catastrofe mestrina, con i suoi morti e i suoi feriti, mi sono domandato se non fosse il caso di tacere: già troppe voci si sono levate per esprimere il lutto, lo sconforto, lo stupore o, peggio, per cercare spiegazioni eclatanti per questo spaventoso incidente. Poi, mi sono detto che, comunque, se non si cerca di trarre qualche lezione da simili disastri, andremo avanti a ripetere lutti, sconforti e stupori all’infinito, senza uscire mai da questo loop desolante.

Così, commento. E commento un particolare soltanto: quello dell’inconsistenza del guard-rail. Non si sa o è proibito dire se l’autista abbia avuto un malore o se sia esplosa la batteria del bus elettrico: una cosa, però, è certa, ovvero che il dannato guard-rail era troppo debole, fors’anche arrugginito, per contenere l’urto del mezzo, anche se questo viaggiava molto lentamente.

Parlerò, dunque, del guard-rail: di questo banalissimo accessorio delle nostre strade, che, sovente, sale agli onori delle cronache per la sua inutile inconsistenza. Il guard-rail come metafora della sicurezza all’italiana. Noi gli sfrecciamo accanto, senza degnarlo di un’occhiata, ma guardatelo meglio: quante volte è deboluccio, marrone di ruggine, contorto, spiegazzato, addirittura mancante? Dovrebbe proteggere la carreggiata, mentre, in realtà, è poco più di un placebo.

E, allo stesso modo, in Italia si affrontano mille altri temi legati alla sicurezza: facendo spallucce. La manutenzione di ponti, cavalcavia, strade e consimili infrastrutture è carente, laddove non sia assente del tutto, e la giustificazione è: non ci sono abbastanza soldi. La domanda, perciò, è: che razza di paese è quello in cui crollano i ponti, marciscono i cavalcavia, cedono i guard-rail, perché lo Stato, la Regione, la Provincia, il Comune non hanno fondi per difendere la sicurezza di chi viaggia? Ve lo dico io: uno Stato alla canna del gas. Noi siamo uno Stato alla canna del gas: tanto vale che ne prendiamo atto.

Oggi ha ceduto un guard-rail: uno su migliaia di chilometri di guard-rail, quasi tutti a rischio. Ieri è venuto giù un ponte autostradale: domani o dopodomani, toccherà ad una diga, a un sottopasso ferroviario, alla metropolitana. Perché, a forza di rimandare i lavori di manutenzione e di rinnovamento delle nostre infrastrutture, con la scusa del magro bilancio, oggi tutto il sistema è obsoleto, periclitante, all’orlo della crisi strutturale.

Ed è del tutto inutile, quando non demente, sperare in qualche stellone: confidare sempre nella buona sorte. Perché anche la buona sorte, prima o poi, ti volta le spalle: e, allora, succedono i disastri, grandi e piccini. Noi Italiani non siamo capaci di intervenire: siamo ignavi, pasticcioni, pigri, quando si tratti di opere pubbliche. Salvo, poi, indignarci, lamentarci, montare un cinema più finito, di fronte alle tragedie: quanto ci piace il cordoglio! Quanto ci sentiamo nobili e puri, davanti alle bare allineate, mentre pretendiamo risposte, esigiamo colpevoli! Solo che i colpevoli siamo noi: la nostra maledetta indole, il nostro modo di considerare il bene di tutti come se fosse bene di nessuno. Mentre, invece, diamo sempre la colpa agli altri o, peggio ancora, al destino cinico e baro.

Perciò, va benissimo il lutto per i poveri morti di Mestre. Ma va ancora meglio l’auto da fè: la presa di coscienza del buco nero in cui è precipitata, anno dopo anno, decennio dopo decennio, questa povera Italia, saccheggiata da politici truffaldini e da imprenditori ladri e svillaneggiata da un popolo indifferente a tutto, da un pecorume imbelle e indolente. Quando, per risollevarci, bisognerebbe sentirsi tutti un po’ colpevoli e rimboccarsi le maniche: magari, cominciando proprio col sostituire i guard-rail, visto che da qualche parte bisogna pur iniziare.

Un pensiero su “GUARD-RAIL D’ITALIA

  1. Cristina Dongiovanni dice:

    Mi ha fatto venire in mente un’applicazione sicura ed efficace dell’intelligenza artificiale. Se usassimo un cervellone farcito che non considerasse le magre casse dello Stato e si mettesse diligentemente a scandagliare tutti i km delle nostre strade ed autostrade potremmo avere in poco tempo un quadro realistico e terrificante della situazione precaria della nostra rete viaria. E poi? Poi ci vorrebbe un’altra intelligenza artificiale che gestisse la fattibilità degli interventi rispetto alle priorità. ai tempi. Insomma usiamo le intelligenze costruite per gestire quello su cui le nostre teste a zonzo non riescono a soffermarsi. Sicuramente faranno meglio di noi…..perché alla fine non siamo concreti abbastanza, su niente.

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