FRIGNONI RAI

Piange Bianca Guaccero per la chiusura di «Liberi tutti!», programma che non guardavano neanche i parenti più stretti: «Abbiamo nuotato contro critiche feroci».

Piange Nunzia De Girolamo, che con “Avanti popolo” merita la stessa sorte per gli stessi risultati, anche se lei è un po’ più difficile da avviare alla pastorizia, perchè viene dalla politica e avendo sposato il piddino Boccia persino l’opposizione ci va molto prudente.

Piange Pino Insegno, che a occhio e croce non guardano neanche i suoi cameramen, benchè la sua spiegazione sia molto più inquietante, da autentico martire post-moderno: “Pago l’essere andato sul palco della Meloni”.

Piange Corrado Augias, che si dice costretto a lasciare la Rai dopo 63 anni (davvero ci hanno messo tanto?), per passare da Cairo a La7, anch’egli vittima dei nuovi potenti che hanno preso in mano la televisione pubblica, cioè nostra, e pazienza se sempre in Rai ci resta comunque la figlia Natalia, corrispondente da Londra.

C’è poco da fare: è la Rai dei frignoni. Piangono tutti per i motivi più diversi (e più egocentrici), anche se poi alla fin fine dovremmo piangere noi, cittadini contribuenti, azionisti e finanziatori di questo sfacelo. Trasmissioni messe in piedi per fare gli interessi di qualcuno, le stesse trasmissioni che non stanno in piedi perchè non interessano a nessuno. E intanto i passivi di bilancio si susseguono. E intanto le reti private rubano pubblico.

La nuova infornata di genialoidi messi lì per rilanciare le reti sono chiaramente in balìa della tormenta, come sugheri nella mareggiata. Annunciano di voler riportare questo volto noto o quell’altro personaggio amato, da Minoli ad Arbore, la soluzione sembra il riciclo delle vecchie lenze, perchè no Pippo Baudo. Solo a chiacchiere, finora. Nella realtà, tutto quello che sanno inventarsi a livello di creatività è riprendere in mano le bobine di Montalbano e infliggerle un’altra volta alla popolazione inerme, fino a saturazione, fino a overdose.

Patetici. Come se noi italiani non conoscessimo benissimo la vera verità. Che è semplicissima. Se il criterio per gestire e rilanciare la Rai non è reclutare i capaci, ma piazzare gli amici, a tutti i livelli, amministrativi e artistici, la Rai resterà stabilmente quella non-televisione che ci tocca da tanto tempo. Fine. E siccome il cambiamento necessario sarebbe in mano proprio a quelli che dovrebbero prima di tutto cambiare se stessi, passando dalla docile mediocrità dei maggiordomi al complesso impiego dei liberi talenti, non c’è nessuna speranza. La Rai è una non-azienda gestita da non-imprenditori, con non-risultati in linea con la non-logica della non-politica. E il resto è solo fumo.

Quanto poi alle vergini infilzate che adesso frignano perchè la Meloni ha vinto e piazza solo i suoi, queste vergini infilzate dovrebbero rispondere a una sola domanda: dove eravate, perchè vi stava così bene, quando vincevano i vostri e piazzavano voi?

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