FERRAGNI&BALOCCO, IL PANDORO FARLOCCO

La Ferragni e la Balocco, non la femmina e l’azienda, ma le due aziende. Hanno iniziato l’operazione di autodifesa, ma essere credibili questa volta non viene proprio facile.

L’Antitrust accusa e multa l’una e l’altra per aver indotto i consumatori a credere che l’acquisto del pandoro a tiratura limitata Pink Christmas, in occasione del Natale 2022, costituisse in sé una donazione all’ospedale Regina Margherita di Torino. Il pandoro Pink Christmas, in bella evidenza il nome e il cognome dell’influencer in Fedez, porta a corredo un cartoncino con su scritto qualcosa che all’acquirente non lascia dubbi, in effetti: “Chiara Ferragni e Balocco sostengono l’ospedale Regina Margherita di Torino, finanziando l’acquisto di un nuovo macchinario che permetterà di esplorare nuove strade per le cure terapeutiche dei bambini affetti da Osteosarcoma e sarcoma di Ewing”.

L’acquirente è sempre ingenuo ed è sicuramente disposto a spendere il triplo del costo ordinario del pandoro, se si tratta di una buona causa. Letteralmente non si trova scritto che il ricavato andrà a finanziare l’ospedale, d’accordo, ma se questo non è giocare con la buona disposizione del cliente, mi chiedo cosa lo sia.

Il cachet della Ferragni pare essere stato esorbitante e ora le due parti cominceranno a rimpallarsi le responsabilità, sostenendo magari che il rapporto è di natura esclusivamente commerciale. La Balocco subito ha sottolineato che la donazione di 50mila euro per il macchinario l’aveva effettuata sei mesi prima del Natale, giusto per chiarire che il suo l’ha fatto e che tenerezza.

Il rapporto è esclusivamente commerciale ed è ridicolo che lo sottolineino e ce lo ricordino. Ingenui sì, ma fino a un certo punto: sappiamo bene tutti che dell’ospedale Regina Margherita vi importa fino a un certo punto, e se vi importa è solo in relazione agli utili che la campagna può portare.

Se la donazione era già stata fatta, che motivo c’era di creare questo pacco con lustrini e zucchero a velo? Cosa volevate dirci, che i bambini malati vengono prima del vostro profitto? Che siete belli e bravi e buoni e se vi seguiamo o compriamo i vostri prodotti forse farete ancora donazioni e opere pie? È tutto francamente imbarazzante e ogni tentativo di spiegare non potrà che peggiorare le cose.

Se uno legge quel cartiglio sul pandoro pensa solo una cosa, quella: lo compro e contribuisco ad aiutare i bambini malati e ad assestare la mia coscienza. Tutto il resto è un’impacciata e impraticabile autodifesa.

Nessuno può dire di aver fatto un pasticcio, ovviamente, anche qualche comunicazione interna non lascia scampo. Dipendenti della Balocco prefigurano il disastro, come si legge su “Fanpage.it”: “Per me ok ma massima attenzione all’attività benefica che ci espone a pubblicità ingannevole se correlata alle vendite […] Occorre spiegarglielo bene…”.

E ancora: “Per noi è molto importante sottolineare il sostegno al progetto benefico senza menzionare le vendite (in quanto si tratta di una donazione che non è legata all’andamento del prodotto sul mercato)”.

L’azienda Balocco poi si affretta a dire che la decisione di mettere in evidenza l’atto di beneficenza è da attribuirsi al team Ferragni, ma mica l’avrà poi confezionato il team Ferragni il pandoro, no?

La verità è che un tempo la réclame era roba per menti raffinate, creative, originali, con la trovata geniale sempre in canna e la capacità di sorprendere pure. Ora non più, o quasi. Ora si cavalca l’onda, conformismo piatto, si segue banalmente quel che va per la maggiore, che è nient’altro che trovare il modo di fare soldi e ancora più soldi e poi farsi fare gli applausi sui social pecoroni e pure un po’ pecorecci, adeguandosi al nome del momento, come no, bisogna appoggiarsi alla Ferragni. Tanti complimenti alla Balocco, alla creatività originale del suo apparato marketing, scelta geniale e risultato adeguato al livello: multa dall’Antitrust, figuraccia storica e tra parentesi il 20 per cento dei pandori rimasti invenduti, tutto al macero.

Dall’altra parte, in casa Ferragni, tutti angioletti, serafini e candidi come colombe: “Collaborazione commerciale”, come si diceva. E questo è quanto. Appunto.

Tutti puliti e profumati, insomma, tutti all’oscuro e tutti dalla parte del consumatore naturalmente, come sempre. Qualcuno, pure ricco sfondato, più di prima, ma che si vuole, fare del bene porta fortuna.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *