C’è un clausola nel contratto di Spalletti che lo blocca per un anno, a meno di versamento di euro milioni 3 e 500mila come penale per eventuale svincolo.
Ora il presidente Gravina Gabriele, di Castel di Sangro, sito anche del ritiro del Napoli calcio, dovrebbe pagare il dovuto, ma tergiversa, e allora ADL è montato su, giustamente, perché i contratti vanno rispettati sempre e così le clausole, dunque o Spalletti paga di saccoccia sua o resta disoccupato, Gravina non pensi a favori ed elemosine secondo usi e malcostumi nostrani, e spieghi perché non ha incluso pure lui una penale nel contratto del Mancini, invece di assistere al marameo del marchigiano in lista d’attesa saudita.
Il ragionamento del re napoletano è perfetto, salvo un passaggio che rientra nel repertorio di ADL: “Tre milioni non sono molto per il Napoili, ancor meno per Aurelio De Laurentiis”, dunque parlando in terza persona, sindrome Hubris, cioé arroganza, tracotanza, superego, ma stavolta ci sta, la sostanza più che la forma.
Riassunto: una farsa nostrana delle migliori, un sistema calcio giustamente e logicamente fuori dai Mondiali, un allenatore moccioso e salvato dalla stampa ruffiana anche adesso che lui se l’è data a gambe e viene intervistato con la riverenza senza imporgli, come minimo, le scuse, e invece accettando tesi tipiche del privilegiato (Gravina non ha voluto cancellare la clausola di licenziamento in caso di mancata qualificazione ai prossimi Europei! Ci mancherebbe altro, gentile e carissimo Mancio!!).
Spalletti attende di sapere chi tirerà fuori i quattrini, Gravina resta incollato alla poltrona e mi fa venire in mente la frase di WC, nel senso di Winston Churchill: “Ho dato le mie dimissioni ma le ho rifiutate”. Un bell’applauso alla compagnia di guitti.