EPPURE QUANTO E’ PIACIUTO A NOI EUROPEI VENDERE ARMI A PUTIN

Non fosse tragico, farebbe ridere. La Russia sta bombardando e infuriando sull’Ucraina grazie alle armi che l’Europa occidentale le ha fornito. Venduto, d’accordo, non fornito, di affari si tratta e, come gli esordi della pandemia hanno dimostrato, davanti agli affari non possono esserci ostacoli. Certo non quattro cadaveri. E nemmeno quattromila o quattrocentomila a dire il vero.

Io non so se le armi usate in questi giorni dall’esercito russo siano proprio quelle vendute da Francia, Germania, Italia e compagnia bella, ma poco importa. I fatti dicono che le decisioni, gli accordi, i disaccordi, i trattati e le firme valgono zero.

Dopo l’annessione della Crimea, dopo il 2014, in teoria avrebbe dovuto scattare un embargo assoluto sul mercato bellico tra stati membri della Comunità europea e Russia, in teoria.

E invece no, gli embarghi hanno sempre la peggio sugli imbarchi. Soprattutto se partono merci e tornano soldi. Se poi le merci sono armi che qualcuno userà contro di te poco importa, intanto mettiamo fieno in cascina, ingrassiamo i conti in banca, poi quel che sarà sarà.

“La vendita, la fornitura, il trasferimento o l’esportazione diretta o indiretta di armi e materiale connesso di ogni tipo, comprese armi e munizioni, veicoli ed equipaggiamenti militari, equipaggiamenti paramilitari e relativi pezzi di ricambio, verso la Russia da parte di cittadini degli Stati membri o dei territori di Gli Stati membri o che utilizzano navi o aeromobili di bandiera sono vietati, originari o meno dei loro territori”. Questo il provvedimento, che prevede l’inibizione degli scambi, a meno che i contratti siano antecedenti a una certa data de 2014. “A meno che” sono le tre parole che tengono aperte le frontiere commerciali, sempre che per le armi si possa parlare esclusivamente di accordi commerciali, e vattelapesca le coscienze. Qui c’è da guadagnare, da mangiare e da bere per anni, la lungimiranza e i provvedimenti disciplinari vengono dopo, anzi, non vengono proprio.

Poi i governi, al di là delle date e degli accordi, avrebbero sempre facoltà di opporsi, porre veti e bloccare immondi mercimoni, ma certo non vorrai stare a preoccuparti dei principi e tantomeno degli epiloghi.

Macron ci appare tra i principali attivisti per una risoluzione pacifica del conflitto ora, ma la Francia è stata di gran lunga il principale fornitore di armi della Russia negli ultimi otto anni, gli anni dopo la Crimea, e più che sensibile negoziatore a me il presidente transalpino sembra il forzato dimissionario sensale che fino a ieri si è occupato dell’export di grido dell’artiglieria pesante con la erre moscia. Non è che non fosse al corrente del continuo ingrasso degli arsenali russi, non può proprio dirlo.

Dico la Francia, ma non si salva nessuno, certo non si salva l’Italia, che da Renzi fino a ieri l’altro ha inoltrato mezzi militari senza batter ciglio. Tanto che vuoi che succeda, la terza guerra mondiale?

Ecco, il ciglio non l’ha proprio battuto nessuno e nessuno fa mea culpa ora, chiaro. Ci sono sempre scappatoie nelle giustificazioni, dalle più banali alle più astruse, così come ci sono sempre scappatoie per aggirare un provvedimento o un embargo.

Un cavillo, un contratto in essere firmato prima di quella data del 2014, una dimenticanza. Una cosa l’abbiamo imparata, questo sì, anche se già sappiamo che nessuno ne farà tesoro: la distanza tra un contratto in essere e la devastazione di una nazione è piccola così.

Però, l’ingenuo sempliciotto qualche domanda se la pone. Qualche dubbio. Se io ti vendo un mattone e poi tu lo usi per tirarlo in testa a qualcuno posso legittimamente non sentirmi in colpa: ma se ti vendo un bazooka, per dire, posso pensare che lo userai per gli allenamenti di biathlon?

 

 

 

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