EMILIO FEDE E LA PIETA’

E’ libero da poche ore e già irrompe di nuovo tra noi, mettendo su il solito disco. Confermato: campassero mille anni, certi uomini non cambiano mai. Emilio Fede ne ha 90 e all’improvviso si ritrova graziato dai giudici: le due condanne definitive a 6 anni e 7 mesi per la bassa macelleria del Ruby Bis sarebbero scadute il 12 novembre del 2025, ma nel suo caso hanno prevalso ragioni umanitarie, di pura e semplice pietà, perchè le sue condizioni di salute “sono in peggioramento” e “non si ravvisano profili di attuale pericolosità sociale”. Non più del solito, diremmo tutti noi che ce lo siamo sorbiti per quarant’anni.

Pietà doverosa, segno di civiltà, ma va registrato che queste condizioni precarie non sono così precarie da impedire a Emilio Fede di tornare subito a cantare la sua eterna serenata sotto al balcone di Arcore. “Berlusconi è più di un patriota: Berlusconi è patria. Spero di poterlo andare a trovare al Quirinale”. Quanto a Draghi, via, non ne parliamo: “E’ noioso” (effettivamente, le cene da lui non devono essere divertenti come quelle di Arcore, ndr).

Di sicuro Berlusconi non ha più bisogno del servilismo di Emilio per diventare presidente della Repubblica. A dirla tutta, se va avanti con certi endorsement, il Cavaliere può diventare al massimo amministratore condominiale. Questo, comunque, è un problema loro.

Resta il fatto che la pietà dimostrata dall’Italia nei confronti di Fede è nobile e sacrosanta. Adesso che il campo della politica è occupato dalla novità di Fedez, sarebbe però magnifico che il vecchio Fede senza zeta si mettesse finalmente tranquillo, riavvolgendo la lingua, godendosi sereno l’ultimo tempo della sua vita.

Magari in silenzio, provando lui stesso un po’ di pietà per noi.

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