I BAMBINI NON HANNO BISOGNO DI QUESTA BARAONDA MULTICOLOR PER VACCINARSI

Pronti partenza via. Senza virgole, semmai con un accecante technicolor, effetti speciali ed esche in forma di zuccherini.

Si parte con i vaccini per i bambini dai 5 agli 11 anni, popolazione notoriamente ostica e difficile. Come noto, sono donne e uomini fatti e finiti che non si lasciano convincere facilmente, donne e uomini informati sui fatti che non ci stanno a farsi mettere i piedi in testa, figuriamoci una siringa in un braccio.

Marco, 6 anni, non ne vuole sapere, dice che è tutto ancora in fase sperimentale, troppo rischioso. Laura, 9 anni, al contrario esprime fiducia cieca nella scienza, è l’unica via sostiene. Lorenzo, 11 anni, sta valutando, indeciso per natura cambia idea ogni giorno, aspetta un’illuminazione. Maria, 7 anni, è molto dubbiosa, tanto nei bambini i sintomi sono lievi. Irene, 5 anni, pare la più risoluta, dai con questi vaccini proclama, altrimenti non ne usciamo più. Dimenticavo Samuele, anche lui 5 anni: non è contrario, ma vorrebbe capire se c’è un premio o un tornaconto tangibile, perché non si fa nulla per nulla.

Nel frattempo i grandi cosa fanno? Fanno gli effetti speciali, come si diceva in apertura. Clown, cartoni animati, maxischermi, palloncini, murales multicolor, musicisti, trombette, fondali animati, biglietti gratis per Gardaland. Pure una favola animata con protagonista il cavaliere anticovid, nella quale si parla di cellule, gloria, riduzione della didattica a distanza e quello che secondo gli ideatori dovrebbe essere il simulacro della motivazione per tutti bambini: meno tamponi per tutti.

Va bene, torniamo sulla terra. Non sono sicuro che i bambini siano stupidi come li stiamo facendo. Non sono sicuro che riusciremo a rendere divertente una faccenda oggettivamente fastidiosa. Non sono sicuro che sia giusto e intelligente trasformare una siringata in un gioco da parco giochi. Il problema è più nostro che loro: pretendiamo anche stavolta di camuffare, edulcorare, travestire di bello anche la più piccola delle fatiche. Diciamola tutta: i bambini fanno i vaccini da molto, molto prima che giungesse il Covid, e a nessuno risulta che ad ogni somministrazione ci sia stata questa baraonda per metterli a loro agio. Per loro è un vaccino come un altro, una siringa come un’altra, e se per certi versi può essere ammirevole il tentativo di spiegare di cosa si tratta, è vero altresì che vige ormai la sgradevole tendenza a voler dolcificare qualsiasi ostacolo si presenti al cospetto dei nostri piccoli, nel vaccino anticovid come in qualsiasi prova che comporti un minimo di impegno, fastidio o difficoltà. Ovviamente, siamo modernamente convinti di proteggerli e di fare il loro bene.

E’ un immane laboratorio nel quale andiamo costruendo mammolette, che di fronte a una qualsiasi salitella si aspettano la scala mobile o un doveroso passaggio. Gratis naturalmente.

Dico banalità, forse, ma si cresce alzando l’asticella, affrontando gli ostacoli che di volta in volta e fin da piccoli ci troviamo davanti. Con l’aiuto ragionevole e affettuoso degli adulti certo, ma con una parte di sé stessi, fin da bambini, che in qualche modo risulta decisiva. Qualcuno filerà spedito, qualcuno andrà incoraggiato, qualcuno avrà bisogno di una spintarella e qualcuno si rassegnerà e farà a meno del vezzeggiativo. Qualcuno infine piangerà disperato e forse dovrà subire un po’ di costrizione. Tant’è, si chiama allenamento, allenamento alla vita.

Tutto molto impopolare, lo so bene, ma serve tutta questa inflazione di carezze e di paracadute? Questo rendere ameno e fantastico tutto quanto? Non è utile piuttosto il contrario, rendere ordinario ciò che è sgradevole ma necessario? Spiegando, quando, come e dove è possibile, ma evitando lustrini e ricchi premi e fanfare, ai quali ci si abitua facilmente e che si finisce poi per pretendere e dare per scontati per il resto della gioventù, come in un eterno paese delle meraviglie, come in una dorata fiction disneyana.

I nostri bambini hanno bisogno di pagliacci, caramelle, cartoni animati, palloncini per fare il vaccino, in compenso molti di loro già hanno dimestichezza con Squid game e altre innocenti evasioni.

La favola del cavaliere anticovid andrebbe piuttosto raccontata ai genitori, per convincere loro, quelli che ancora non sono stati convinti dai racconti che ci hanno accompagnato negli ultimi due anni. Veri.

Racconti del terrore, per chi ha la memoria corta.

 

 

 

 

 

Un pensiero su “I BAMBINI NON HANNO BISOGNO DI QUESTA BARAONDA MULTICOLOR PER VACCINARSI

  1. Giovanni Perini dice:

    Pero’Johnny è anche vero che una bella favola o i clown possono aiutare bambini che lottano contro un tumore, forse più dei bambini che temono le punturine

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