LA CROCIATA D’EUROPA CONTRO IL TATUAGGIO A COLORI

“Non ho niente da dire e lo sto dicendo”, ripeteva John Cage a Manhattan ispirando i maestri della Pop Art che schizzavano colore rivoluzionario su enormi tele, laggiù verso Battery Park.

Dev’essere diventato anche il motto dell’Europa nel mese sabbatico, quello in cui l’intelligenza collettiva va in vacanza. Dopo avere tentato invano di vietare gli auguri di Natale, chiamandoli in un altro modo, e di impedire a 450 milioni di persone di vendere casa senza le caldaie certificate da Greta, gli euroburocrati un risultato concreto l’hanno ottenuto: sono riusciti a proibire i tatuaggi a colori.

La notizia ha un doppio effetto. La prima reazione è “la vastità del panorama che me ne importa”, visto che mi basta il sexissimo neo a forma di gnu sul gluteo sinistro per sentirmi esteticamente un figo da paura. La seconda si concretizza in un sospiro di sollievo da scuola di sopravvivenza. Della serie: a Bruxelles hanno trovato qualcuno da massacrare, così sono contenti e lasciano in pace tutti gli altri fino a Pasqua. Soprattutto i produttori di parmigiano, sul banco degli imputati perché secondo i francesi “fa ingrassare” (il camembert invece no).

Va così, ogni tanto Erasmuslandia sente l’impellente bisogno di dare una prova di esistenza in vita. Quando sui siti compaiono queste news torna alla mente il vecchio detto di Franz Joseph Strauss, uno che aveva capito tutto: “I dieci comandamenti contengono 279 parole, la Dichiarazione americana d’indipendenza 300 e le disposizioni della Comunità europea sull’importazione di caramelle esattamente 25.911”. Questa volta sono stati più brevi. Dal primo gennaio i tatuaggi colorati sono fuorilegge; potranno essere usati solo il nero, il bianco e il grigio. Si torna ai televisori degli anni 60 prima della decisiva diatriba fra Pal e Secam.

A decidere la restrizione per il nostro bene (ma questo era scontato) è un regolamento dell’Unione sulle sostanze contenute all’interno degli inchiostri. I rischi riguardano l’irritazione agli occhi, la seccatura dell’epidermide (baronessa Von der Leyen, a più di 50 anni l’effetto buccia d’arancia ha altre cause) e i danni al sistema nervoso. Secondo il regolamento Reach, la Bibbia delle sostanze chimiche ammesse e vietate  – punto 75, allegato 12 -, gli inchiostri sarebbero (“sarebbero”) anche potenzialmente (“potenzialmente”) cancerogeni. È la meravigliosa forza del percepito nella Scienza.

Quasi nessuno dei colori comuni potrà essere utilizzato per la presenza di isopropanolo o alcol isopropilico, un solvente che la Ue ha deciso di proibire. E lo ha fatto con la consueta tempestività, all’alba del 2022, dopo che da almeno 20 anni la gente popola tette e bicipiti, deltoidi e astragali di aquile, galline, farfalle, nomi degli amanti, croci celtiche, ideogrammi stinti, facce del Che e navi da guerra. Chi si è avvelenato (forse, chissà) in passato, problemi suoi. Da domani solo tatuaggi dell’istituto Luce.

Per la verità ci sono due tonalità in deroga per un altro anno: il blu 15 e il verde 7, esenti dal divieto. Troppo poco per non suscitare la rivolta degli operatori del settore, che hanno un sindacato (il Council of european tattoo associations), quindi una lobby a Bruxelles, quindi armi legali per incasinare il diktat. La loro richiesta è una proroga e la loro motivazione è cromatica. “Ritorneremo a lavorare come si faceva una volta, solo con il bianco e il nero”, spiega al “Corriere della Sera” Eugenio Arneodo, rappresentante dell’Associazione tatuatori italiani. ”Questo è un bel problema per un settore che solo in Italia produce un indotto superiore al mezzo miliardo di euro”.

Nel mondo del disegno su pelle umana c’è sconcerto perché da anni ogni cliente che entra in un atelier certificato – che non ha niente a che vedere con certi infrequentabili retrobottega da fricchettoni – per farsi anche solo una stellina su un dito, riceve un prontuario con indicazioni, controindicazioni, parametri da rispettare, rischi da calcolare, scheda dei prodotti usati. Ora quel mondo dovrà rimescolare tutto e adeguarsi alle richieste UE, inserendo nelle cartelle colori tonalità a base di essenze naturali. Come al tempo dei faraoni d’Egitto. Con il vantaggio che oggi, se piove, non si scolorisce niente perché nel frattempo hanno inventato l’ombrello.

C’è ancora un pensiero debole, rigorosamente in bianco e nero, da aggiungere. Per l’Europa che spinge verso ogni libertà possibile (eutanasia, utero in affitto, boutique eugenetica dei bambini) il divieto del tatuaggio a colori è fuori linea, politicamente scorrettissimo. Da Stato etico in purezza. Poco male, chi vuole continuare ad avere sul braccio un cuore infranto, il naso di Ibra o la lingua dei Rolling Stones a colori, non ha che da organizzarsi un weekend a Londra con volo Ryanair da Orio. Prezzi modici e nessun gendarme del karma nei paraggi. Poi dice che uno diventa euroscettico.

 

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