ECCO CHI SONO I VERI NEMICI DEI CONTADINI

Da diversi giorni è in atto una (sacrosanta) protesta da parte di tanti produttori agricoli, che ora finalmente si sta allargando in tante parti d’Italia e che arriverà nelle strade di Roma nei prossimi giorni.

I motivi della protesta, molti condivisibili non solo dal mondo agricolo, non sono sempre univoci e a volte sfuggono alla comprensione dell’opinione pubblica.

Netto disaccordo con le politiche UE, pericolo derivante dall’importazione di prodotti esteri coltivati con l’ausilio di prodotti chimici vietati in Europa, eccesso di burocrazia, mancata tutela del prodotto nazionale, sostituzione dell’attività agricola con quella energetica (fotovoltaico), costi di produzione insostenibili e ricavi inesistenti, sostituzione del modello alimentare e produttivo tradizionale con uno “moderno”. Questi sono i punti salienti su cui esiste una comunione di intenti tra gli autori della protesta, anche se con accenti diversi a seconda delle regioni e dei settori di appartenenza.

Una leggera divergenza invece si registra su alcuni punti con i colleghi del resto d’Europa, che protestano per ragioni su cui servirebbe un ragionamento più articolato e meritevole di un’altra riflessione.

Ma esiste un tratto che accomuna tutti gli agricoltori, di qualsiasi zona d’Europa, ai cittadini di buon senso (giornalisti de “La Repubblica” esclusi), e riguarda il palese tentativo, portato avanti soprattutto in sede UE, di sostituire il modello agroalimentare tradizionale, con un nuovo sistema fondato sulla produzione sintetica e artificiale del cibo.

Il contadino e l’agricoltura (secondo loro) sono un intralcio: i terreni servono per i pannelli fotovoltaici e per le pale eoliche.

Farina di insetti, carne e latte artificiali, stanno lentamente entrando nel linguaggio comune, prima di fare il loro ingresso in grande stile sugli scaffali, sponsorizzati dall’èlite economica mondiale che, per non saper nè leggere nè scrivere, nel frattempo si accaparra terreni agricoli in tutto il globo.

La disarticolazione del tessuto produttivo agricolo è un passo decisivo per raggiungere questo obiettivo, e trova terreno fertile anche per l’assoluta inconsistenza delle associazioni istituzionalmente deputate a perorare le istanze degli agricoltori.

Ma Coldiretti & co. sono legati a doppio filo a una classe politica (di qualsiasi colore) che garantisce le loro (neanche piccole) rendite di potere, a cui viene richiesto in cambio una sponda finalizzata a non mettere in discussione i desiderata di Bruxelles.

Una strategia la cui realizzazione è facilitata dalla presenza, nello scranno più alto del Ministero dell’Agricoltura, di un soggetto che ha come curriculum lo stato di famiglia e come utilità il talento che sta fornendo a comici e cabarettisti di implementare il loro repertorio.

Ma i contadini hanno, per definizione, il cervello fino, e hanno compreso, anche se con un certo ritardo, questo gioco delle parti, assumendosi in prima persona la responsabilità di portare avanti le loro richieste.

Non avendo titoli per suggerire i metodi di protesta più efficaci, ci sentiamo di esortare i protagonisti della vicenda a parlare con una voce quanto più univoca possibile, che concentri in pochi punti le ragioni della contestazione.

Infine una preghiera: imploriamo di non ripetere gli errori del passato, quando soggetti inqualificabili hanno sacrificato le esigenze di tanti per piccoli tornaconti personali. Questa sarebbe la fine, non solo per l’agricoltura, ma per il modello di vita mutuato nel corso dei secoli dalla civiltà contadina, la prima a vedere la luce.

Perderla non è contemplato.

2 pensieri su “ECCO CHI SONO I VERI NEMICI DEI CONTADINI

  1. Cristina Dongiovanni dice:

    Non so nulla di produzione agricola, equilibri produttivi e di mercato del settore ma sto tifando con tutta me stessa per questa categoria. Sento le ragioni dei coltivatori ed allevatori nei meccanismi che sono loro ostili, meccanismi che, come in tutti gli altri settori, mirano a creare rapporti di forza che si reggono su modernizzazioni forzate, con l’unico scopo di far fronte alla globalizzazione. Una globalizzazione che non è corsa al riallineamento ma gara a creare nuove supremazie. Riusciranno gli agricoltori a far sentire la loro voce evitando che sia impacchettata e gestita con le regalie che sono sempre riuscite ad assorbire esigenze strutturali di un peso ben più rilevante, esteso? Io lo spero anche se guardandomi attorno non vedo altro che ciprie e rossetti, niente acqua, niente sapone.

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