E PEP CONTINUA A PRENDERCI PER IL C(ALCIO)

Basta non guardarlo negli occhi. Già ci pensa lui a squadrarti con quel senso di superiorità di chi ti sta prendendo per il, ma lo fa con la buona educazione, accompagnando le secche, veloci parole, grattandosi la barba, salivando il giusto, muovendo la lingua come un formichiere eccitato (chissà come é un formichiere arrapato?).

Il problema di Pep Gurdiola non è quello di avere vinto la sua terza Coppa dei campioni, ma di averne perse almeno una dozzina. Perché vista la sua docenza e le squadre e i denari avuti a disposizione, il risultato di Istanbul risponde alla celebre frase: Bravo ma lento.

Comunque averne, Guardiola non cerca mai il centro del palcoscenico, sta nel ripostiglio di cui porta il cognome, rispedisce al mittente gli elogi, quasi con il fastidio di chi sta pensando “ma questi qua se ne accorgono soltanto oggi?”. Sa che il football ti gonfia e ti sgonfia, puoi vincere per un errore altrui, puoi perdere per una distrazione tua, se trovi per strada Lukaku sei fortunato, se trovi Benzema le cose vanno diversamente.

Questo catalano di Santpedor, paese che sta, sulla cartina di Spagna, in altissimo a destra, ha idee chiarissime, ha raccolto nozioni giocando in grandi club ma pure a Brescia, squadra che oggi sta in serie C ma ai tempi del Pep, gestito da Mazzone “amagara”, aveva Baggio e Toni, per dire, e dunque roba buona per imparare, lezioni completate nella “maggica” che, sempre per ridire, contava su Cafu, Aldair, Totti, Montella, Emerson, Cassano, Samuel, un bel gruppo dal quale si allontanò nel mercato autunnale.

Ma questa è storia giurassica, il vero maestro di Joseph Guardiola è soltanto uno: Johan Cruijff, l’olandese che giocava a football come Frank Sinatra quando cantava My Way, nemmeno una riga di sudore, nemmeno una breve incertezza. Cruyff voleva far girare il pallone con giocate veloci, insistite, orizzontali, per poi scatenare l’imprevedibile genio, era Ronaldinho, era Maradona, era Messi, era il calcio.

Guardiola ha vinto la partita più anonima delle sue mille, ma sull’almanacco non contano l’estetica, la densità, la diagonale e le ripartenze, Manchester City campione d’Europa, dopo aver vinto campionato e coppa nazionale per ottenere ‘sta roba chiamata treble da loro e triplete in Spagna, e purtroppo anche da noi in disprezzo dell’Alighieri.

In verità la tripletta non è nulla, non è un trofeo, non è riconosciuta se non nei peggiori bar di Viguzzolo, ma fa ciccia e Guardiola se la spassa dicendo che stavolta gli è andata di lusso, ma in altre malissimo, e che il City è destinato a scrivere storie decennali, con lui ovviamente.

Per aggiungere una pastiglia di cianuro ha detto che verrà in Italia non a lavorare nel football ma in vacanza, perché a lui, ex brescianoromanista, la nostra serie A fa un po’ schifo, con ‘sti zero a zero e le polemiche con l’arbitro e le sceneggiate. Meglio l’Isola del re, meglio i soldi degli sceicchi, meglio guardarci negli occhi e continuare a prenderci per il. Che furbo e bravo, El Pepito.

Un pensiero su “E PEP CONTINUA A PRENDERCI PER IL C(ALCIO)

  1. riccardo Nico dice:

    la guardiola non è un ripostiglio, è una torretta di avvistamento dove molti italiani come noi hanno trascorso molte ore in solitudine, sperando di essere utili alle famiglie che vivevano in quei luoghi, avvistando per tempo i nemici invasori. Descriverli come occupanti di un ripostiglio può avvenire soltanto in mancanza di conoscienza della lingua italiana e della nostra storia. Mi stupisce che ciò avvenga proprio qui, dove cultura, idee e individualità si muovono nel rispetto altrui.
    Riccardo

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