E’ ORA DI CAMBIARE GLI IBAN

di JOHNNY RONCALLI – Numero di (Ac)conto Bancario Internazionale, la traduzione italiana dell’acronimo IBAN.

Un altro dei tormentoni dell’era COVID. Nei TG, nelle pause pubblicitarie, nelle pieghe dei palinsesti dei canali TV, spuntano, quando più te lo aspetti ormai, i cartelloni a sfondo blu con gli estremi IBAN dove tutti quanti possiamo depositare i soldi che proprio non sappiamo come utilizzare a fine mese.

Donazioni per il Ministero della Salute, per le Regioni a sostenere le strutture sanitarie e acquistare dispositivi medici, per la Protezione Civile, il generico donazioni per Coronavirus, e via dicendo.

Ammetto di essere allergico a qualsiasi donazione generica. Perché non mi fido, innanzitutto, e perché non mi fido, in secondo luogo. In terzo luogo ci sarebbe il fatto che avrei bisogno a mia volta di una donazione, ma è di gran lunga il luogo meno rilevante, perché io ne avrei bisogno meno di milioni di altri.

Però anche i milioni di altri sono bombardati da questi pannelli, che francamente in questo periodo trovo offensivi. Non voglio evocare la campagna ORO ALLA PATRIA di epoca fascista, perché non vi è paragone possibile, ma il fastidio è pungente.

Vedo gente che piange, letteralmente, gente che non ce la fa, letteralmente, gente che aspetta un aiuto, una cassa integrazione, un fondo di integrazione salariale che per motivi oscuri a tutti non arrivano. Vedo gente che tra poco non ce la farà più ed è terrorizzata, vedo gente che non ce la faceva nemmeno prima, figuriamoci adesso. Vedo gente.

La stessa gente che ogni giorno, in modo costante, vede comparire questi pannelli questuanti, a favore di enti e ragioni sociali ai quali già contribuisce regolarmente con le proprie tasse, i propri tributi.

Dico, è possibile che in questo momento si chiedano donazioni per la protezione civile, ente pubblico che per definizione si occupa delle emergenze estreme, anche oltre il limite? È possibile d’accordo, ma se, ad esempio, qualche magnate, miliardario, possidente vuole contribuire, lo farà senza alcun bisogno di IBAN svolazzanti. Ma non lo farà alla cieca, giustamente, vorrà avere certezza di un utilizzo efficace dei propri lasciti. Vorrà avere tracciabilità, volessi mai che la donazione sia ferma a qualche frontiera sotto forma di mascherine non certificate o di camici(e) da notte.

Gli stessi notiziari ci informano ogni giorno che è grama, è grama ora e lo sarà ancor più nei prossimi mesi, perché il peggio dell’era COVID dal punto di vista economico deve ancora venire. Come il contagio si manifesta dopo qualche giorno, il dissesto per molti deflagrerà tra qualche mese, se non qualche settimana.

Si era detto che saremmo cambiati, no? Il sottoscritto non ci ha mai creduto e continua a non crederci, ma se qualcuno tra i facoltosi, o semplicemente generosi, vuole davvero dare una mano, questo è il momento.

Potrei tirare in ballo il grande G.K. Chesterton, il creatore di Padre Brown tra mille altre cose, e il Distributismo, teoria impraticabile oggi come allora forse, ma che consiglierei di rispolverare come fonte d’ispirazione, se proprio volessimo davvero provare a cambiare. Né capitalismo, né socialismo, e partorita da menti vicine alla dottrina sociale della chiesa cattolica.

Per iniziare, nell’ora del bisogno – e non che il bisogno calasse in precedenza – via con la campagna ADOTTA UN IBAN. Ogni giorno un IBAN diverso di persone e famiglie DAVVERO bisognose e in estrema difficoltà sul quale chi vuole, meglio, chi può, lancia un aiuto dopo aver preso la mira ed esser sicuro di non sbagliare il bersaglio.

Non risolve, ci vuol ben altro, ci vuole un cambio di sistema, ma l’aiuto almeno andrebbe a segno, IBAN come Inaspettata Benefica Attività Nazionale.

Un pensiero su “E’ ORA DI CAMBIARE GLI IBAN

  1. Francesco lanorte dice:

    Un pensiero che condivido e che mi ero tenuto riservato, temendo che avrebbe suonato come una forma di insensibilità.
    Cosa dire allora, in tema di iban, il tormentone continuo “la Rai é al fianco di….” che continuamente ci viene ripetuto? Non suona vagamente ipocrita?

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