E INTANTO LA POLIZIA MORALE CONTINUA LA CROCIATA CONTRO LE DONNE IRANIANE

Non c’è una data esatta e non c’è un giorno memorabile, ma sarebbe bene ricordare questi giorni torridi che riportano all’attenzione di tutti l’Iran e la rivoluzione in corso.

Era gennaio, non faceva troppo freddo dalle nostre parti, anche se ora ci pare fosse l’era glaciale, era gennaio e in Iran allora come adesso non c’era tempo, forza, voglia di occuparsi delle temperature e del clima. Era gennaio e il procuratore generale Mohammad Jafar Montazeri dichiarava: “La Polizia morale non ha niente a che fare la magistratura ed è stata abolita da chi l’ha creata”.

Era gennaio, non faceva troppo freddo, e nessuno credette a queste parole, nessuno ovunque. Col senno di poi è facile, ma col senno di poi possiamo comunque dire che avevamo ragione a non credere a quelle parole. È sempre giusto scegliere, è sempre giusto schierarsi per chi ha a cuore la giustizia e la libertà, ma una volta schierati non è ammissibile dimenticare.

È luglio ora, fa caldo, caldissimo, ma in Iran la temperatura non è mai scesa. La Polizia morale è tornata ufficialmente nelle strade, il portavoce delle forze dell’ordine Said Montazer al Mahdi non lascia dubbi: “La Polizia morale non avrà altra scelta che intraprendere le vie legali con le persone incuranti delle norme sull’abbigliamento e che continuano a violarle. In caso di rifiuto ad ascoltare la Polizia, le donne saranno mandate a processo”.

Quando si dice la prevedibilità. Qui non si parla di collezioni primavera-estate o autunno-inverno, qui si rischia il carcere, il linciaggio pubblico. O la pena di morte.

Abbiamo tutti altri problemi e così anche i nostri e gli altrui governanti, ma non possiamo dimenticarci mai questo orrore dell’umanità. Un giorno sarà finita, sembrerà tutto normale e sembrerà inevitabile che dovesse andare così.

Un giorno sarà finita, certo, ma al momento, in questi giorni, non sembra così inevitabile. Ricordiamocelo.

Un pensiero su “E INTANTO LA POLIZIA MORALE CONTINUA LA CROCIATA CONTRO LE DONNE IRANIANE

  1. Cristina Dongiovanni dice:

    Anche le donne della nostra civiltà hanno patito l’impossibile per arrivare ad oggi, al rispetto dei diritti che bene o male ci lascia vivere come vive il “primo sesso”. Quello che rimane terribile da accettare è che il cammino di quelle donne così lontane e insieme così vicine a noi si compia in un contesto che non ammette nulla. Che preferisce avvelenare le studentesse che aprire una fessura verso una tolleranza che permetta almeno che si facciano un’istruzione . In alcuni paesi del mondo il fondamentalismo è un sistema che riveste tutta la società di un immobilismo glaciale, che fa della convinzione ideologica un’arma trasversale che investe tutti gli ambiti sociali e culturali. Che stereotipa la politica e l’economia fissandole in schemi che prevedono esclusivamente competenze maschili, come accade da millenni. La donna non deve emanciparsi, non deve studiare né lavorare per non rischiare di compromettere il sistema, cioè quella unica e intoccabile struttura che garantisce la sopravvivenza, altrimenti il mondo imploderà e moriranno gli dei ed i filistei. Cosa possiamo fare noi? Per esempio dimostrare che il nostro occidente rispetta tutti e dialoga. E se gli altri non vogliono dialogare, diventare una cassa di risonanza stabile e potente con dei contenuti veri e non truccati che facciano leva sulle popolazioni lontane, un eco di qualità che indichi una strada diversa senza voler distruggere, che chieda rispetto. Una cassa di risonanza stabile, come se il nostro bell’occidente ne avesse veramente una e non fluttuasse attonito ai venti degli eventi come un palloncino che si sofferma solo se impigliato in qualche maledetto traliccio politico.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *