E DOPO PESCHIERA, TUTTI A RICCIONE: IL GIOVANE CRETINO LANCIA LA TOURNEE ESTIVA

Ennio Flaiano, sempre pronto a cogliere l’uomo, in particolare l’uomo italiano, sul fatto della propria stupidità, del proprio atrofico civismo, del patetico egoismo delle sue azioni, diede di qualcuno, che poteva anche essere lui stesso, una definizione geniale: “E’ un cretino illuminato da lampi d’imbecillità”.

Perfino lui, con tutta la sua ironica preveggezza, non poté tuttavia vedere lontano abbastanza da cogliere il cretino come è oggi: non più un cretino individuale, ma parte di un’organizzazione, di un gruppo, di un “branco” per usare un termine caro alle cronache. Forse Flaiano si era fatto ingannare dall’individualismo spuntato spontaneamente un po’ dovunque nel dopoguerra, e aveva presunto che il cretino preferisse mettersi in proprio, una specie di partita Iva del cretinismo. Non è più così: il cretino oggi si muove in massa, cerca conforto nello stormo, si valorizza nell’orda, senza per questo rinunciare a qualche exploit da solista: un assolo di idiozia al momento giusto per affermare la sua appartenenza alla schiera degli imbecilli.

Non da oggi, intendiamoci, il cretino tende a far massa. Tutto nasce forse quando il cretino primordiale scoprì che era divertente (per lui) suonare i citofoni in piena notte. Una scoperta casuale, come accade ai cretini, ma presto arricchita da una seconda rivelazione: suonare i citofoni è ancora più divertente se lo si fa in due. Si può scappar via sghignazzando apertamente, vuoi mettere la soddisfazione.

Da quel momento storico, l’associazionismo cretinesco è andato in crescendo. Assemblee, cortei, stadi, discoteche, piazze, spiagge: ogni occasione è buona, ogni luogo possibile. Il cretino moderno si muove intruppato, nella consapevolezza – o meglio in virtù di un’intuizione comunque ottusa – che la propria idiozia ha un solo fine, una sola naturale destinazione: rompere le scatole agli altri, turbare il loro divertimento, oltrepassare la linea del rispetto.

Il collante che unisce un certo gruppo di cretini distinguendolo da un altro gruppo di cretini è sempre un pretesto: adolescenti di un paese piuttosto che di un altro, il tifo per una squadra di calcio, la compagnia del calcetto, l’appartenenza a una certa identità di immigrati, perfino l’adunata degli Alpini.

Il 2 giugno, a Peschiera, il giorno di festa di migliaia di persone è stato rovinato da una turba di giovanissimi – immigrati di seconda generazione, da quanto si è saputo – che ha dato il peggio di sé in risse e vandalismi, per poi completare l’opera con una serie di gravissime molestie sessuali commesse sul treno ai danni di malcapitate coetanee.

Una volta che i giornali hanno raccontato i fatti, come sempre accade la “società del commento” si è avventata sulla notizia. Il politico ha tuonato, il filosofo filosofeggiato, il sociologo socializzato: tutti costoro nella perfetta convinzione che si commenta meglio durante un talk show a gettone di presenza garantito.

Di tanta saggezza, del volume di contrapposte analisi, possibili soluzioni e sconfortati moralismi, ai cretini di cui sopra non è arrivata che un’informazione, seminale, rozza, scarna: “Abbiamo attirato l’attenzione”. E dunque, attraverso il social Tik Tok, hanno fatto sapere, da perfetti cretini quali sono, che la prossima meta del loro vandaleggiare sarà Riccione. Tutti a Riccione, sarà uno spasso. Coerenti, di nuovo hanno scelto una meta di vacanze proprio perché non c’è luogo migliore per sorprendere il prossimo al nudo della propria voglia di evadere, di rilassarsi, di distrarsi. E’ lì che il cretino ammassato piomba come una bomba, è lì che sporca, distrugge, aggredisce e trae l’unico godimento che gli è possibile: far prevalere la sua stupidità. In ogni altra cosa è battuto, surclassato, fuori gara: in questa sola gli riesce di stravincere.

Il guaio – grosso – è che questo godimento da imbecilli è sempre più praticato, sta soppiantando il calcio come sport nazionale, è diventato essenziale e perfino in qualche modo accettato. Soprattutto tra i più giovani. E’ vero che Flaubert individuava nella stupidità l’unico accesso all’infinito praticabile per l’uomo. Ai suoi tempi, però, se ne era inconsapevoli, perché di ogni sospetto di stupidità era doveroso vergognarsi. Oggi la si sbandiera, la si esalta e, soprattutto, la si condivide su Tik Tok, il social dal nome a orologeria nel quale va forse individuato un inquietante conto alla rovescia finale.

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