TROPPA GENTE CONDANNATA E LASCIATA IN GIRO A UCCIDERE

Una cosa ho capito, a stento. In Italia, se ricevi una condanna sotto i quattro anni sei libero. Non per sempre, non è detto, ma sulle prime sei libero. Tra notifiche, verifiche, sospensioni, probabilità e imprevisti, sei libero. Poi magari vengono a pescarti quando nemmeno ti ricordavi della pendenza, mentre stai leggendo la parabola del figliol prodigo a uno dei tuoi pargoli, oppure mentre stai seviziando due anziani prima di svaligiare la casa o proprio durante la tua specialità, sgozzare un’innocente che però dal tuo punto di vista una colpa dovrà pure averla.

Ma nel frattempo sei libero e questo vale per il cleptomane come per il killer seriale, per il pedofilo come per il femminicida predestinato.

Luigi Ferrarella, sul “Corriere della Sera”, a malincuore riporta la nostra attenzione a questa eccellenza della giustizia italiana. Quarantamila condannati liberi come colibrì, quarantamila e forse il doppio poi rincara, per rincuorarci.

Uno di questi porta il nome di Daniele Bedini, il carnefice di Sarzana, ed è un caso. Ma su quarantamila, o sessantamila, oppure ottantamila persone che hanno ricevuto una condanna e che per un motivo o per l’altro, di natura burocratica o procedurale per lo più, possiamo legittimamente pensare che vi siano molti altri ceffi pericolosi in circolazione?

Le cronache negli ultimi anni sono impietose, dal femminicida al pregiudicato in odore di mafia, dal pedofilo allo stupratore seriale, è tutto un accomiatarsi sulla fiducia, nella speranza, o nella convinzione ma spero vivamente non sia così, che il fondo sia stato toccato e che solo la riemersione sia possibile.

E invece non è quasi mai così. Chi per traversia o per circostanza è incappato nell’incidente di percorso, e può capitare a chiunque, si riabilita da solo, ma senza voler usare la mannaia, spesso una condanna senza riabilitazione, senza affiancamento, è un monito che sortisce solo l’effetto opposto: fatta franca una volta, la natura segue il suo corso e asseconda sé stessa.

Le “pene sostitutive” – semilibertà, detenzione domiciliare, lavori di pubblica utilità -, immagino siano una via sensata e ragionevole, ma senza debita sorveglianza e senza debito affiancamento quale effetto possono avere su anime inclini al baratro?

Tutto questo ha a che fare naturalmente con fondi, risorse, lentezze e percorsi a ostacoli, a cos’altro sennò? Anche perché nessuno mai discute i principi, i buoni principi che sembrano chiari e imprescindibili a tutti.

L’alternativa c’è, ad ogni modo, lo stato mentale che tutto sistema, in accordo coi tempi che corrono. C’è da essere spaventati? Forse no. È il passo dei tempi, ma è anche il fascino che da sempre esercita il crimine su di noi, purché sia lontano e ancor meglio intrappolato in uno schermo ad alta definizione.

Ma ormai siamo talmente allenati: tanta fascinazione per polizieschi, gommorreidi, legal drama, menti criminali e indagini sulla scena del crimine, finalmente trova riscontro nella realtà.

Non più zucchero, ma pepe e polvere da sparo. Ci scapperà un morto qua e là, ma è l’emozione di vivere questi tempi, dove niente è come sembra e come dovrebbe essere: dovevi essere dentro e invece sei fuori, dovevi essere vivo e invece sei morto.

Un modo ragionevole per salvare capra e cavoli, o per sopprimere entrambi, un modo equo comunque. No?

2 pensieri su “TROPPA GENTE CONDANNATA E LASCIATA IN GIRO A UCCIDERE

  1. FIORENZO ALESSI dice:

    Egr. Dott. Johnny Roncalli,
    il suo è un argomentare improntato a buon senso.
    La legge è tutta un’altra musica.
    In epoca ormai mitologica si sosteneva DURA LEX,SED LEX .
    Allo stato dell’arte , preferisco non commentare : sarebbe come continuare a sparare sulla Croce Rossa .
    La realtà, giudiziaria o meno che la si voglia intendere , è sotto gli occhi di tutti.
    Basta saper e voler vedere, senza limitarsi a guardare.
    Cordialmente.
    FIORENZO ALESSI

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