E ADESSO COME LA METTIAMO CON LA NAZIONALE CHE FA SCHIZZARE IL PIL

Psicodramma nazionale, proprio adesso che riparte la Ferrari. I telecronisti patrioti adottano toni che nemmeno i loro colleghi in Ucraina. La guerra? Lontana, lontanissima. Abbiamo altri problemi, qui. La Macedonia fa una macedonia dell’Italia, di Mancini, dell’epopea azzurra, degli eroi europei, del rinascimento italiano e di tutto quel ciarpame caricato sulla penisola per una vittoria sportiva. Se il sillogismo valeva allora, Italia campione d’Europa dunque sistema-Paese in piena riscossa, con tanto di calcoli sull’incremento del Pil, ugualmente dovrebbe valere adesso, Italia fuori dal Mondiale ad opera di una nazionale minore, di un Paese con un milione 820mila abitanti, dunque sistema-Paese nostro davvero messo malissimo.

Per fortuna, a dispetto di quell’opinionismo retorico e cialtrone che salta sempre sopra in chiave sociale e politica ai successi sportivi, la realtà vera è ben distinta dalle vicende sportive. L’Italia nazione non era una nuova superpotenza dopo l’Europeo di calcio (vinto ai rigori, così per ricordare meglio), l’Italia nazione non è derelitta e sbrindellata dopo questa bancata macedone. Impariamo a separare, una volta per tutte. Ne va della salute e dell’umore.

Il problema sta tutto dentro al settore calcio, certo settore molto importante, inutile negarlo. Ma comunque solo un settore della nostra vita, ben più complessa. Il nostro calcio non va al Mondiale, messo alla porta dalla Macedonia del Nord, un calcio devastato da 3,4 miliardi di debiti, per dire che razza di Rinascimento ci ha portato l’Europeo. Naturalmente, al di là dello sconforto tifoso, sarà bene dire che è quasi un bene se resta a casa una Nazionale battuta dalla Macedonia: con questa levatura, ai Mondiali è davvero meglio non presentarsi proprio.

Quanto poi a Mancini, che pretendeva di giocare con il sorriso, con allegria, pensando di vincerlo, questo Mondiale, vediamo se adesso gli scappa da ridere. Per molto meno, tanti suoi predecessori hanno subito feroci processi popolari e conseguenti lapidazioni. Lui gode di buona stampa e non si spettina mai, ma se c’è una giustizia dovrà pure risponderne, in qualche modo. Non può passare che quando si vince è merito del Ct geniale e quando si perde è colpa dei calciatori somari. Solitamente, in tutti i luoghi del mondo, l’allenatore è il primo a rispondere delle batoste. Qui da noi però si è creato uno strano – e inedito – clima per cui il Ct è santo per definizione, con tanto di Federazione alle spalle genuflessa e adorante.

E allora continuiamo così. Ignorando 3,4 miliardi di debiti, idolatrando il Ct infallibile e bellone, ricordando che in fondo eravamo già rimasti fuori dal Mondiale anche l’altra volta. Cosa sarà mai una sconfitta in casa con la Macedonia del Nord. Noi siamo l’Italia europea, l’Italia del calcio sorriso, l’Italia che piace alla gente che piace. Per i caroselli nelle piazze e le parrucche azzurre però bisogna rimandare a data da destinarsi.

Nell’attesa abbiamo sempre pronto il piano B della retorica, “gli italiani danno il meglio nei momenti più difficili”, da qui si ripartirà per tornare più forti di prima. Ne usciremo migliori.

Quando vinciamo facciamo la storia, quando perdiamo facciamo finta di niente. E comunque noi siamo gente seria: c’è una guerra in ballo, non è che il calcio meriti tutta questa importanza. Abbiamo mai fatto questioni di stato sul calcio, noi?

Un pensiero su “E ADESSO COME LA METTIAMO CON LA NAZIONALE CHE FA SCHIZZARE IL PIL

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *