EPPURE IO TROVO BRUTTO IL CANCRO-SHOW DI FEDEZ

Non m’importa di Fedez in quanto personaggio e Vip, non m’importava prima e non m’importa ora. Mi dispiace per il suo cancro, spero che ne esca presto e finita lì.

Nemmeno avrei avuto modo di sapere e vedere, se non fosse che inevitabilmente ne parla chiunque e ovunque. Però chiunque e ovunque, e i notiziari in special modo, introduce il discorso ricordandoci che Fedez e famiglia non ci hanno mai nascosto nulla e, con tono ammiccante e mieloso, sottolinea che di fronte a una delle erte salite che la vita a nessuno risparmia, nemmeno a loro, nemmeno ora ci nascondono nulla.

Se è permesso, vorrei dire che non averci nascosto nulla non è esattamente un merito e non nasconderci nulla ora non lo è altrettanto. Capisco che la condizione di debolezza induca a essere accoglienti, comprensivi e indulgenti, ma se la combriccola era impudica prima, lo è a maggior ragione ora.

E va bene, ci diranno che serve d’aiuto e supporto a chi vive la medesima condizione, e su questo non ho argomenti, ma siccome sono convinto che mettere in piazza ogni millimetro e ogni secondo della propria vita sia una pratica degenerata, sono ancor più convinto che farlo nel momento dell’afflizione lo sia ancor di più.

Non per loro, ovviamente, che hanno scelto di mettersi in mostra senza confini e senza veli, infante incluso.

Il punto è un altro e riguarda proprio l’indulgenza. Quando accade qualcosa di nefasto o minaccioso, tutti diventiamo più benevoli e bonari. E bonaccioni pure. Siccome c’è di mezzo un brutto, bruttissimo male, che io per primo spero venga estirpato presto, allora si tende a vedere tutti e tutto attraverso lenti calde e avvolgenti, dimenticando che esiste uno spazio privato, decoroso e prezioso. Lo spazio che tutti possiedono, intimo e che dovrebbe essere innanzitutto riservato alle persone care.

Discorso fuori tempo massimo, lo so bene, e nemmeno strettamente figlio di questi anni. La sensazione è la medesima che avverto quando muore qualcuno, meglio se qualcuno di famoso, e scopro che nella vita è stato bello, bravo e buono e nient’altro. Per un artista poi morire è un vero affare per l’eternità, un suicidio o una morte prematura sono garanzia d’immortalità, a prescindere da opere o missioni.

È tutto molto cinico forse, ma mi pare più equilibrato del miele gratuito che scorre ovunque. Auguro sinceramente a Fedez di uscirne al più presto, ma questo non mi impedisce di trovare volgare, anche più di prima, la messa in mostra del grave momento, con tanto di ferita appena ricucita, e solo un filo meno volgare, proprio solo un filo, l’accondiscendenza nei suoi confronti.

Il pudore, come scrisse Apuleio, più è consumato e meno uno se ne cura.

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