DUE PAROLE DI DONNA SULLE GIORNALISTE SPORTIVE

Concita De Gregorio può non stare simpatica a tutti, magari a nessuno, ma resta una brava giornalista. Una delle migliori. In questo caso, aggiunge il coraggio di affrontare una questione molto scabrosa, nel senso che di questi tempi tutti preferiscono evitarla per non cadere sotto i colpi del politicamente corretto (e anche parecchio ipocrita). Certo, è donna e questo la facilita: diciamo che la assolve in partenza, evitandole tutte le grane che avrebbero investito un maschio. In ogni caso, siccome su @ltroPensiero.net contano solo le idee, soprattutto quelle libere, non il sesso di chi le esprime, ci sembra doveroso riproporre parola per parola il ragionamento di Concita. 

 

Concita De Gregorio su https://invececoncita.blogautore.repubblica.it

Posto che la bellezza: 1) E’ un dono, non un merito né una colpa.

2) Risponde a canoni variabili, discende dall’epoca e dal luogo. Grassezza, magrezza, pallore, abbronzatura, volumi di singole parti sono pregi o difetti a seconda del secolo, del continente, delle divinità di riferimento, dello stile di vita.

3) E’, certo, negli occhi di chi guarda. Sollecita ciò che siamo.

4) Non ha nessuna relazione con l’intelligenza, la spiritualità, il talento e altre categorie legate al carattere e alle capacità eventualmente sviluppate con disciplina. Esistono persone belle e idiote, belle e geniali, belle e corrotte, belle e premio Nobel per la pace e via combinando.

5) Nel caso in cui sia esibita, non è mai un invito a toccare. Che si tratti della Gioconda appesa al muro o della ragazza al bancone del bar. Per essere toccata deve esserne lieta (la ragazza, dico. La Gioconda mai, del resto non può chiederlo).

6) Chi tocca senza il consenso della toccata esercita violenza. Deve essere perciò punito e prima ancora considerato dalla comunità un minus habens. Chi ride o sminuisce la violenza la legittima.

7) L’abbigliamento non rileva. Coperta da velo o in tanga a fare lap dance: no è no.

Detto questo mi domando se nel giornalismo televisivo sportivo la ricorrenza di conduttrici e croniste con fisico da pin up (possibili talenti, come detto al punto 4) sia una casuale ricorrenza statistica, cioè se le pin up proliferino lì più numerose che in natura o se sia invece un criterio di selezione adottato da chi ha il potere di scegliere – editori, direttori, capiredattori – con la speranza di sollevare, si dice, l’audience. Perché se così fosse – ma è solo un dubbio – sarebbe questo, credo, il punto.

 

3 pensieri su “DUE PAROLE DI DONNA SULLE GIORNALISTE SPORTIVE

  1. Fabio Alberti dice:

    Come spesso accade la De Gregorio ha perso una preziosa occasione di non dire la sua: ok il discernimento sulla bellezza ma che c’entra con il fatto che inviate e aggiungo inviati in tv spesso siano carine belline o talvolta molto belle, ci mancherebbe pure che una tv ti portasse in casa una persona di aspetto sgradevole. Se poi il concione della Concita vuole tra le righe arrivare alle varie Leotta o prima ancora alla D’Amico o ad altre belle ragazze che popolano studi tv durante le trasmissioni sportive è un altro conto. Spesso il mix che il pubblico da casa si aspetta è composto da competenza, simpatia nei modi e aspetto piacevole. Non ne farei un discorso sessista ma di marketing un prodotto risulta più fruibile se anche la confezione è graziosa più se giornaliste affermate vogliono sostenere che colleghe loro più giovani hanno utilizzato scorciatoie che non si attengono strettamente al valore professionale sono libere di farlo. Ma chi fra lorsignore è senza macchia in proposito? Quelle che a tal proposito non si sono ancora pronunciate

    • Camilla dice:

      No, credo che lei abbia frainteso. De Gregorio non sta insinuando che le giornaliste sportive abbiano usato “scorciatoie”, come le chiama lei, per fare carriera. (Cosa che peraltro sarebbe diffamatoria).

      Si sta chiedendo come mai alle giornaliste sportive è richiesta, oltre alla preparazione specifica, anche bellezza ed abbigliamento provocante/sensuale.

      Lei scrive «ci mancherebbe pure che una tv ti portasse in casa una persona di aspetto sgradevole». Mi perdoni, ma non sono d’accordo, o meglio: sono d’accordo se lei intende che chi va in televisione deve avere un aspetto curato; non sono d’accordo se intende che solo i belli possano ambire al ruolo di giornalista televisivo.

      E d’altra parte, di esempi di giornalisti sportivi stimati senza essere adoni è pieno il tubo catodico: penso ai compianti Franco Lauro e Galeazzi, penso a Stefano Bizzotto, ad Amedeo Goria, a tutto il parco di giornalisti della RAI: a nessuno viene chiesto di avere un fisico da modello, e vivaddio. Finché sono competenti, possono essere anche normali, financo bruttini.

      Se lei segue le trasmissioni televisive, noterà invece che le giornaliste sportive, soprattuto quelle di nuova generazione, sono tutte molto belle: Diletta Leotta, Eleonora Boi, Giorgia Rossi sono solo le prime che mi vengono in mente.
      Se poi da RAI e DAZN si sposta sui canali locali, noterà anche un’altra cosa: non solo le giornaliste/opinioniste sono belle, ma si presentano in trasmissione con un abbigliamento che molti classificherebbero come “sexy”, cosa che i colleghi maschi non fanno.

      Ora, se la scelta di questo abbigliamento viene fatta liberamente dalla giornalista, che essendo gnocca vuole far vedere che è gnocca, nulla da dire. Ma il dubbio che si pone De Gregorio è che non sia una scelta: è che le giornaliste sportive vengano scelte SOLO se, oltre che brave, sono pure belle, e disposte a mettere in mostra, sempre, la loro bellezza.

      Di nuovo: De Gregorio non sta criticando le giornaliste. Sta criticando editori, direttori e caporedattori (lei scrive “capiredattori”; secondo me è sbagliato).

      Detto altrimenti: io, che seguo il calcio da 25 anni, posso ambire a fare la giornalista sportiva e a presentare un programma anche se sono cessa ed ho la seconda di reggiseno? Finché dimostro di essere competente, posso presentarmi in trasmissione con le scarpe piatte ed il maglioncino girocollo o devo mettere in mostra per forza la mercanzia?

      De Gregorio teme che sia la seconda ipotesi. Si può essere o meno d’accordo, ma questo è il punto che lei solleva.

  2. Camilla dice:

    Alla luce di quanto ho detto sopra nel commento di risposta a Fabio Alberti, mi permetto di fare un appunto al vostro titolo.

    Anche se De Gregorio parla di giornaliste sportive, la sua non è una critica alle giornaliste sportive. É una critica a chi seleziona le giornaliste sportive sulla base di criteri (anche) estetici, che non dovrebbero entrare nella valutazione del merito.

    Non credo che il titolo da voi scelto rifletta adeguatamente questa sfumatura.

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