In terapia agiscono essenzialmente due funzioni essenziali.
La prima è legata al sostegno, al contenimento. E’ importante che la persona si senta accettata, voluta bene. Questa è una funzione che sul piano simbolico un tempo si sarebbe detta “materna”, con categorie ormai superate. A tutti fa piacere sentirsi dar ragione, ascoltare come una persona reputata autorevole condivida e apprezzi la nostra opinione e il nostro punto di vista. Questo può sicuramente aumentare l’autostima e fornire maggiore sicurezza.
L’altra funzione si attiva, invece, quando si fornisce una visuale diversa, prospettando un diverso modo di leggere la realtà e le relazioni. In questo caso, non si dà ragione al paziente, non si condivide la sua analisi della situazione e si suggerisce un possibile modo alternativo di relazionarsi agli altri e di stare al mondo.
Questa seconda funzione, che richiama simbolicamente l’autorità paterna, rimanda all’assertività, all’autorevolezza, all’assunzione di responsabilità e al riconoscimento e accettazione del proprio limite. Non a molti piace essere contraddetti, ma soltanto dal confronto con un punto di vista diverso dal nostro può nascere un reale cambiamento.
Dare sostegno e favorire un’evoluzione sono compiti parimenti importanti, ma non sovrapponibili. Nella pratica, occorre trovare un sottile equilibrio tra supporto e critica.