DOVE SONO QUELLI CHE “PUTIN STA SOLO GIOCANDO”

Evidentemente non bastava il Covid. Anche Putin irrompe sulla scena del mondo e porta un altro carico di ansie, di paure, di dolore. E pure di morte. La sua ossessione personale compie il salto di qualità nella notte: dopo il tempo dei calcoli sottili, delle minacce e delle retromarce, delle aperture e delle chiusure, arriva il momento delle bombe e dei carrarmati. Dedicato a chi ci assicurava e ci rassicurava parlando di minacce calcolate, di tiro alla fune per ottenere il massimo, di assalto solo mediatico e virtuale. In fondo, di un sottile gioco psicologico.

Kiev e l’Ucraina sono in balìa di un invasore cinico e calcolatore. Con Kiev e l’Ucraina, l’Europa intera e le sue ragioni d’essere. Appena di fianco, gli Stati Uniti e gli immancabili valori occidentali. Si ripropone, ottant’anni dopo, l’eterna lotta tra due mondi, due culture, due storie. Cambiano un po’ i nomi dei Paesi e dei leader in campo, ma in definitiva la partita è sempre la stessa: libertà – un certo modo di intendere la libertà – assediata da dispotismo. Luce oscurata dalle tenebre.

Anche tanti di noi troveranno buone ragioni per l’invasione di Putin e per la sua amata guerra d’espansione. Ma niente può e deve convincerci che questa sua avventura megalomane sia la guerra del bene contro il male. Non facciamo come al solito che con i nostri sensi di colpa, le nostre meschinità, le nostre storture, finiamo sempre per collocarci nella parte dei colpevoli e dei cattivi. Magari il bene non siamo noi in tutto e per tutto, ma stavolta di sicuro il bene non sta dall’altra parte. E’ solo Putin che ha deciso di entrare nella storia nel modo più brutale, un modo per niente nuovo, assaltando l’Europa. Il problema è che adesso la guerra di uno solo, un uomo che gioca a Dio, o comunque a Napoleone, diventa la tragedia di tutti. Il solito destino di tutte le stupide guerre.

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