DOTTOR GIORGIO PULVIRENTI, IL GIOVANE PAZZOIDE CHE SALVA LA SANITA’ ITALIANA

E uno.

Uno c’è e forse è da lì che bisogna ripartire, dalle fondamenta, dalla base e da un pensiero forte e risoluto, disallineato, totalmente anacronistico, e lo spiega così bene Giorgio Pulvirenti.

Giorgio Pulvirenti a 26 anni è il più giovane medico di base d’Italia, o medico di famiglia se si può ancora dire, in alternativa al più di tendenza medico della comunità. Giorgio Pulvirenti sta in Sicilia e al momento conta 112 assistiti, poca cosa rispetto al massimale di 1500, ma lui non ne fa un problema, arriveranno col tempo e con la fiducia che saprà conquistare.

«Alcuni colleghi mi prendono un po’ in giro, poiché secondo loro ho scelto la serie B. Invece, avrei dovuto puntare alle specializzazioni, alle vette (ben remunerate) della Medicina. Se ne facciano una ragione, io sono orgoglioso. È una nobile missione quella del medico di base; fondamentale per il Servizio sanitario nazionale. E per me è una scelta di vita».

Che incoscienza, che ingenuità questo Pulvirenti, viene subito da credere che a parlare non sia tanto lui quanto la sua giovane età, la spavalderia di chi ancora non sa come girano le cose. Eppure no, mi permetto, perché invece non è possibile che ci sia una voce fuori dal coro e che quella voce sia il richiamo da seguire?

Così giovane, ma già è passato per alcune esperienze in potenza scoraggianti, l’ambulatorio di primo soccorso, la disponibilità nell’emergenza Covid, il pronto soccorso aeroportuale, ma lui è testardo e sempre più convinto. Già saggio e magari un po’ saputello ci dice che «l’empatia, la disponibilità e la pazienza» sono le dotazioni indispensabili per fare il medico di base e questo lo si poteva leggere su qualsiasi manuale. Eppure, di nuovo, al momento lui ci sembra così sincero e convinto, e va detto che ci fa anche comodo, perché sono tempi nei quali i medici di base sono merce rara e la sensazione – i numeri ce lo dicono in verità – è che tendano alla scomparsa, per calo di vocazione e per calo di istituzione, nel senso che ormai la sanità nazionale pare considerarlo un reperto archeologico e poco importa se prima le cose funzionavano assai meglio, almeno per i comuni mortali che la carta di credito gold non ce l’hanno e che ancora credono che la sanità nazionale un senso dovrebbe averlo, visto che non sono più i tempi della mutua, quelli della previdenza corporativa, nei quali il lavoratore disponeva di un medico condotto in quanto lavoratore e non già come cittadino italiano.

Dal 1978, anno della nascita del Servizio Sanitario Nazionale, le cose sono cambiate, in meglio sembrava, ma oggi muoversi nei meandri dei servizi sanitari non è mai una passeggiata, non bastassero i malanni ad aggravare i corpi e gli animi.

Lui però, Giorgio Pulvirenti, ancora ci crede e perché non seguirlo allora? Perché non credere che abbia ragione e che il pensiero forte e attuale sia il suo? «Mi auguro che la mia esperienza spinga altri colleghi a seguire la mia strada. Anche se oggi la tendenza va in senso contrario». Cocciuto e fuori moda proprio, come un cappello levato davanti a una signora o un mattino che si vede dal “buongiorno”.

E un giorno cambierà probabilmente, ne avrà piena l’anima e darà appuntamento a tutti in piazza dove a martellate manderà in frantumi un telefono, ma per il momento è lui l’uomo dal quale ripartire, l’uomo dal pensiero forte e anticonformista.

Un pensiero nobile o anche semplicemente il pensiero suo e non quello dominante e obbligatorio, se può valere qualcosa ancora.

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