DISSENTO, IL MILAN HA DIMOSTRATO CHE VINCONO GLI ASINI

Ha pennellato come sempre con ruvido acquarello Tony Damascelli, sulle tele di queste colonne, sferzanti giudizi sul livello scarso dello spettacolo di serie A (che condivido) e sulla condizione ancora post Mundial, quindi ancora sull’onda lunga dell’ebbrezza festaiola, degli argentini. Questa non c’è bisogno di condividerla: è sotto agli occhi di tutti. E hai ragione, Tony: quello che sta meglio di tutti tra loro è Papa Bergoglio.

Sui solisti Leao e Diaz e l’assenza di Osimhen, in quel Napoli-Milan che di pirotecnico ha avuto solo tinte rossonere (mentre i tifosi partenopei, in perenne conflitto con De Laurentiis, si azzuffavano dentro e fuori al Maradona…), concordo meno. La squadra di Pioli ha un paio di eccellenze individuali, ma non sufficienti per arrivare seconda 2 anni fa, prima un anno fa e ai quarti di Champions adesso. È stata proprio la coralità il segreto che ha consentito al Milan di essere non certamente la più forte, ma di sicuro la migliore nel 2021-22 e che gli permette di tornare a sognare in Europa adesso. Ripeto: sognare.

Credo che i nostri amici Diaz e Leao da soli avrebbero potuto assai poco, in questi anni e domenica sera a Napoli. Senza quel calciatore superbo che la tocca anche con le mani (Maignan), quei due colossi in mezzo (Kjaer e Tomori), i perpetui assatanati Tonali e Bennacer, l’operaio Krunic, i pendoli Calabria che ha messo la museruola a Kvara e soprattutto Theo Hernandez. Infine, quel ragazzino di Giroud che corre e sbaglia – appunto – come un esordiente e il redivivo Saelemakers in versione Garrincha.

Contro quel Milan lì, domenica sera, con Osimhen sarebbe forse finita 1-2, o 2-3, ma avrebbe vinto il Milan comunque perché ha sbranato ogni centimetro di campo per 90’ più recupero, perché ha sovrastato ognuno degli avversari, uno per uno, 90’ più recupero.

Riassumeva Nereo Rocco: “Una squadra perfetta deve avere un portiere che para tutto, un assassino in difesa, un genio a centrocampo, un ‘mona’ che segna e sette asini che corrono”.

Senza quegli asini, gli altri quattro da soli le partite non le vincono, ma per favore Tony non smettere mai di scrivere.

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