Messaggio per quelli che scrivono e dicono che serve l’orchestra, la squadra, il collettivo: senza il killer Osimhen il gioco del Napoli ha smarrito la perfidia e la potenza, intossicato dal nervosismo e dalla fretta di recuperare.
Il risultato clamoroso è sotto la misura effettiva del dominio milanista, ho già sentito i soliti docenti di grande prova di unione dei rossoneri, ma Leao e Diaz sono stati artisti a parte della musica generale, il football prevede i colpi geniali e la partita di Napoli lo ha confermato, spiazzando allibratori e opinionisti.
Il resto della serie A è invece paccotiglia, una noia mortale, proteste e lamenti, cori schifosi della curva romanista contro Stankovic il nomade serbo, Mourinho ha provato a zittire i suoi fedelissimi, il nostro calcio non ha limiti di vergogna oltre che di qualità tecnica e ritmo agonistico.
Sarebbe opportuno oscurare le dirette della Premier League inglese e della Liga di Spagna perché lo spettacolo offerto deprime ulteriormente le nostre sagre paesane.
Totale: il Napoli ha perso contro la seconda e la terza in classifica, comunque vincerà il titolo, ma i campioni in carica gli hanno lasciato quattro lividi profondi sul viso un po’ spavaldo. Il resto, dicevo, è roba piccola, l’Inter lentamente slitta, scivola, cade, giace, ma martedì va a Torino per la semifinale di coppa Italia contro la Juventus che in silenzio si è tolta dalla zona salvezza, ma non dalla sala di attesa dei tribunali. Visto Lukaku simile a Ronaldo il fenomeno, però nell’edizione odierna, segnalato il moccioso Barella che continua a lamentarsi di giocare in una squadra non in linea con lui che è un fuoriclasse inseguito dai più grandi club mondiali, da Far Oer a San Marino.
Ultime dagli argentini: papa Francesco è il più in forma di tutti, anzi il solo, mentre i suoi compatrioti, Lautaro, Di Maria, Paredes, Dybala sono reduci, sopravvissuti e ancora in fiesta Mundial. Che il Signore abbia pietà di loro e conservi a lungo Bergoglio.