Se c’è una prova di cui non ho mai avuto paura nell’arco della mia intera vita scolastica è proprio il tema. Prendevo il mio banco, singolo, mi piazzavo in mezzo all’aula e mi immergevo nelle tracce. Poi cominciavo a scrivere e non staccavo la penna finché non avevo finito.
Feci così anche all’esame di maturità, svolgendo il mio compito e, in parte, anche quello di una mia compagna, scrivendo per lei a matita dentro la prima pagina del suo dizionario. Un rischio enorme: ci avessero beccato avrebbero invalidato l’esame a entrambe. Andò bene, meno male.
Se però oggi mi ritrovassi in classe con mia figlia che sta sostenendo la prima prova di maturità, ecco, credo che avrei qualche difficoltà.
Intanto sul comprendere le tipologie di traccia. Adesso non si chiamano più “tema di storia”, “tema di letteratura”, “tema di attualità” come ai miei tempi. Allora era facile scegliere: gli studenti studiosi potevano tranquillamente azzardare la traccia su Dante o Manzoni, i meno amanti dei libri e più fruitori dei quotidiani, come la sottoscritta, andavano diritti al tema di attualità.
Ma nel 2022 le tipologie di tracce si chiamano: “Produzione del testo letterario (prosa e poesia)”, “Analisi e produzione di un testo argomentativo” e “Riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità”.
E poi: per tre tipologie di compito ci sono sette trecce. Perché? Me ne sarei aspettate sei. Non indaghiamo.
Ecco, pur pensando di avere una certa dimestichezza con la parola scritta, i dubbi su come affronterei il compito mi restano tutti.
E veniamo ai temi che già alle 8.31 di stamattina erano on-line sul sito del “Corriere della Sera”, aggiornato di minuto in minuto coi testi via via pubblicati. Una volta bisognava attendere l’uscita da scuola dei primi studenti per sapere su cosa aveva puntato il ministero dell’Istruzione. Adesso è tutto più rapido.
E man mano che il sito del “Corriere” si aggiorna, un’altra considerazione viene spontanea a proposito della lunghezza delle tracce: sembrano infinite, ci vuole un certo tempo anche solo per leggerle. Chissà, forse più la traccia è particolareggiata, minore è il rischio di andare fuori tema. O forse la mia è soltanto una speranza materna.
E gli argomenti: a parte Verga e Pascoli, nomi quasi attesi, ci sono testi tratti da Oliver Sacks, autore inglese di “Musicofilia”, Liliana Segre che, insieme a Gherardo Colombo, scrive il libro “La sola colpa di essere nati” e si attinge persino al premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi. Ma c’è anche il pensiero del filosofo Luigi Ferrajolo a proposito di Covid e la saggista Vera Gheno che insieme al giornalista Bruno Mastroianni discutono di “connessione” e “rete”.
Tutto molto interessante e per nulla semplice, né nella modalità espositiva, né nella conoscenza degli argomenti, e lo dice una che legge quotidianamente più di un giornale, non si perde un TG e per scrivere queste semplici righe ha fatto più di una ricerca on-line. Mi chiedo cosa riusciranno ad elaborare studenti diciottenni che temo non abbiano sul comodino l’ultimo libro della Segre con Gherardo Colombo.
Il ministro Bianchi spiega che ciò che uno studente deve dimostrare è la capacità di interpretare lo spunto che viene dalle tracce proposte, non si tratterebbe, quindi, di mera conoscenza. Ma saranno in grado? Avranno affinato questa capacità critica durante l’anno scolastico? Non lo so, spero di sì.
Può darsi che le mie siano solo le ansie di una mamma “in attesa” di una figlia maturata.
E chissà, forse questa figlia mi sorprenderà.