Eccoli gli italiani mai contenti, hanno bisogno del sangue e poi piangono per un foruncolo, Juverrubba, Interdeglionesti, Laziofascio, Romacoredestacittà, Napul’èmilleculure, Berghemdehura tiralamonetinaaquellidehota.
La partita di pallone è ormai una sceneggiata senza fine, gli stadi si sono riempiti della qualunque, lo spettacolo è un fatto marginale, l’importante è gonfiare la gola e il fegato assieme, l’arbitro non è soltanto cornuto e venduto ma pure incapace, un grillino con il fischietto in bocca, non ci sono più le giacchette nere di una volta, anche perché quelle contemporanee vestono un giallognolo da evidenziatore.
Visti rigori e affini che voi umani non potreste immaginarvi, peggio delle navi da combattimento in fiamme, ma arbitri con il dito puntato verso l’infame dischetto degli undici metri, gladiatori ricoperti di tatuaggi che giacciono improvvisamente al primo soffio contrario, strilli infantili, lacrime degli sconfitti, urla e urli volgari, ululati scimmieschi. E’ il calcio di oggi e di domani, non c’è speranza diversa, basta adattarsi sapendo di trovarsi di fronte al wrestling con un pallone di mezzo. La boxe è un’altra cosa. Il football vero anche.