IL MIO COLLEGA PSICOTERAPEUTA E SCIPPATORE

Il 21 ottobre, a Napoli, in pieno giorno, nel quartiere benestante di Posillipo, una signora di 80 anni, vedova dell’ex campione sportivo Beppe Panada, è stata scippata da un uomo in motorino. Caduta rovinosamente, ha riportato delle ferite che ne hanno provocato poi la morte.

Successivamente le indagini hanno condotto al fermo del ladro. Si tratta di uno psicologo psicoterapeuta ora accusato di essere un rapinatore seriale (ovviamente bisogna attendere prima di emettere un giudizio, ma pare che abbia confessato almeno questo episodio).

La notizia mi ha profondamente colpito. Che io sappia, è la prima volta in Italia che un collega viene accusato per questo tipo di reati.

Non lo conosco personalmente, anche se ho scoperto che abitiamo a pochissima distanza. Soltanto, anni fa, un paziente mi chiese di lui perché un suo caro amico lo aveva scelto come perito in un procedimento giudiziario ed era sorpreso della continua richiesta di soldi. Voleva sapere se lo conoscessi e se fosse corretto il suo modo di agire. Detti la mia opinione.

Ho iniziato a leggere le notizie al riguardo in modo quasi compulsivo. Pare che ci fossero problemi di dipendenza e debiti. Ma non mi interessa capire le ragioni del suo comportamento.

Altrove ho scritto che ho dell’attività di psicoterapeuta una visione quasi sacrale, forse moralistica. Credo che sia un mestiere che ci aiuti indirettamente ad essere persone migliori, in quanto il lavoro sulla consapevolezza di sé alla lunga ti porta a sentire insopportabili le menzogne, le viltà. Mentre ascoltiamo le vite degli altri talvolta andare a rotoli dobbiamo inevitabilmente chiederci come va la nostra vita. Quello che diciamo agli altri non può non riguardarci, a meno che non si sia molto scissi. E se questo non si regge è meglio cambiare mestiere.

Guarda caso, ma il caso, si sa, è un grande giocatore, in queste settimane ho letto i libri di Carrère e di Lagioia, ispirati a fatti di cronaca francesi e italiani, i cui protagonisti, all’apparenza persone normali per i loro conoscenti, hanno compiuto terribili atrocità.

Ed ora lo psicoterapeuta napoletano, in pratica mio vicino.

Mi chiedo: quanto è sottile il filo che recinta la normalità? Come avviene che si passa dall’altra parte? Dentro di noi possono abitare forze estreme che non siamo in grado di controllare. Sono forze contraddittorie, in lotta tra loro e di cui ignoriamo le logiche e la potenza. Quanta disperazione può esserci dietro certi abissi? Il male riguarda tutti noi? Quanto e da cosa siamo protetti dal rischio di cadere nei baratri?

Nel Vangelo si legge: “Scagli la prima pietra chi è senza peccato”. Infatti nessuno osò farlo.

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