COSA C’ENTRANO BERGAMO E BRESCIA CON LA CULTURA

Però bisognerà pure concedersi un attimo di sincerità, dietro e oltre tutta la grancassa retorica del momento, per porsi una domanda semplice e basilare: ma che cosa c’entrano Bergamo e Brescia con la cultura?

Eppure, in un tripudio di musiche e luci psichedeliche, sono loro, in coabitazione, loro solitamente divise su tutto, le capitali per il 2023.

Prima di ogni discorso bisognerebbe conoscere per bene i criteri e la filosofia di questa investitura. Se la logica è premiare luoghi e realtà che vantano meriti in campo culturale, diciamo pure che Bergamo e Brescia arriverebbero in fondo, molto in fondo, parlando di tempistica verso l’anno 3025. Se invece proclamare capitale della cultura significa incentivare una zona culturalmente depressa, allora questa nomina ci sta tutta, Bergamo e Brescia stanno in cima alla lista: una scossa-stimolo-esortazione a usare meglio le ricchezze di queste contrade, infinitamente copiose, ci voleva proprio.

In attesa di chiarire il dubbio, le due città hanno messo in piedi una fantasmagorica tre giorni inaugurale, con presenza di presidenti della Repubblica e ministri della Cultura, con spiegamento di pierre e agenzie di marketing, una grande fiction perfettamente impacchettata da umiliare le più celebrate kermesse del divertimentificio nazionale. Nani e ballerine stanno sbucando da tutte le parti, luci potenti (chissenefrega degli appelli al risparmio energetico di pochi mesi fa) e musiche a palla, spettacoli a metà strada tra Amici e Festival di Sanremo. Insomma, un grande omaggio ai tempi che viviamo, al futile e al vuoto, al cazzeggio spinto e al trullallero dei Ballando con le stelle, tra sagra del cotechino e sballo in disko, tra festa della tinca e selezioni provinciali di Miss Italia. Tutto quanto fa spettacolo, per favore non cominciamo con arte e storia. Tutto fuorchè cultura classica, ortodossa, ispirata. Quella, da queste parti, è noia. Due palle, sta cultura. Come disse l’adorabile ministro, “con la cultura non si mangia”.

Per la verità, questa occasione mette un po’ in crisi proprio quell’assunto ministeriale: stavolta, con la cultura si mangia. Non fanno che ripeterlo ristoratori e commercianti, citando in continuazione una delle testimonianze lasciate in eredità dalla capitale precedente, l’isola di Procida, pronta a documentare con le sue associazioni di categoria come l’anno da capitale della cultura abbia fatto schizzare fatturati e presenze. La speranza, da queste parti, è tutta qui: alzare ancora il fatturato. Una stupenda avventura commerciale, magari con un nuovo record di passaggi all’aeroporto di Orio: questo è il reale vissuto della nuova sfida, e tanti saluti alla poesia. Certo, bisognerà pure concedere qualcosa a libri e convegni, mostre e dibattiti, perchè dopo tutto una foglia di fico culturale bisogna pure mettersela davanti alle vergogne. Ma la sostanza è quella che spiega bene l’anonimo signore bresciano al Tg1: “Era ora. Ricordiamoci bene che Brescia era fino a poco tempo fa la terza realtà economica d’Italia, nessuno se lo dimentichi. Ben venga questa celebrazione, così almeno riavremo quello che ci spetta”.

Appunto. E pazienza se l’ideale sarebbe avere la proclamazione di Capitali del capannone, o di Capitali del cemento armato, o di Capitali della fonderia. Purtroppo riconoscimenti del genere non risultano ancora, in giro per celebrazioni retoriche. Bisogna svestire velocemente la tuta, parcheggiare la betoniera e vestire i panni dei pensosi contemplatori. Gente che legge, che riflette, che medita. Che dipinge e che suona, che scrive e che crea. Per noi che siamo bergamaschi e bresciani, risulta il più riuscito travestimento di tutti i carnevali. Ma a quanto pare frutterà un sacco di soldi. Ed è quello che conta. Dopo tutto, non richiede nemmeno tanti sacrifici: basta concedere qualche mezz’ora di libera uscita ai falliti delle mostre e dei libri, doveroso, come no, e poi metterci alla cassa per riscuotere. La cosa che davvero ci riesce meglio. E comunque su col morale: tra un convegno e l’altro, abbiamo pur sempre le show-girls e i Vip della tv sull’uscio di casa. La cultura che piace a noi, la cultura che tira davvero da queste parti. Tutta roba che non ci viene regalata, sia chiaro. Ce la siamo sudata anche stavolta: un pat pat consolatorio e quattro soldi per il Covid ce li dovevano. Abbiamo fatto di tutto, nel 2020, per essere le capitali del Covid. E adesso ce lo riconoscono. Qui da queste parti riusciamo a far fruttare anche i morti.

11 pensieri su “COSA C’ENTRANO BERGAMO E BRESCIA CON LA CULTURA

  1. oreste ghilardi dice:

    Gent .mo Cristiano Gatti,Concordiamo con tutto ciò che ha pubblicato,ma purtroppo le voci del dissenso sono sempre poche.Dal momento che la notizia è stata resa pubblica sul nome delle due capitali della cultura ci siamo chiesti, da quali menti fosse scaturita questa brillante idea.Da umili bergamaschi possiamo affermare che queste due operose città, siano poco inclini alla cultura, ma dedite sopratutto alla cementificazione, vedi poli logistici,capannoni ai margini delle autostrade,con un solo obbiettivo il profitto.Questo è il pensiero dominante.Oltre all’alto abbandono scolastico,si legge pochissimo, il mondo muore ma pochi si preoccupano.Tutti si lamentano per una sanità che fa acqua da tutte le parti,ma nessuno si pone delle domande sul perché, in tutti questi casi citati alla base troviamo una grave carenza culturale.Ci siamo appena liberati dalle pagliacciate Natalizie improntate sul consumismo, che di nuovo, orde di bergamaschi si tufferanno in quei serpentoni umani,pronti a spendere e ad assistere al nulla.Che bello poter chiedere a qualche concittadino chi era il Baschenis?Ringraziamo e carissimi saluti Marily e Oreste

  2. Elena dice:

    Amó méi rasgá la égia!!! E chiamiamo le cose come sono: capitale del business!
    Spero che i prossimi eventi culturali mi facciano ricredere!

    • Principessa Vivian dice:

      Se il business significa stare insieme a far baldoria, ben venga !
      Il pretesto è la cultura e dopo questi anni pesantissimi che ci hanno sconvolto, ma anche legato come esseri umani allo stesso destino, la rinascita è necessaria ed è un buon inizio, checchè vogliate sputarci sopra da bacchettoni!

  3. Paolo Ficoroni dice:

    Le generalizzazioni non sono mai condivisibili, sembra che a Procida siano tutti colti come a Matera, li non c’era nulla da commentare, dato anche l’alto livello di scolarizzazione che caratterizza quei luoghi .
    L’ ignoranza, l’approssimazione e il luogo comune prevale su molti dei nostri tradizionali canali di informazione, nonostante credo che ai detrattori basterebbe fare un giro per Bergamo o Brescia per capire quanta approssimazione e arroganza c’e nell’articolo. Anche se non tutti i visitatori sarebbero in grado di vedere la bellezza della città.
    Quindi cari Bresciani e Bergamaschi che leggete, avete sbagliato posto per studiare, il giornalista ci ha valutato in blocco ignoranti, …è la carta di identità lo sottolinea con nato a:…..la prossima vita studiate a Procida o a Matera.
    Molti romani non conoscono bene Roma e anche molti fiorentini non conoscono bene la loro città.
    Bergamo poi che ha quella città alta, il suo duomo e la sua basilica con il ricco barocco, anche lì il giornalista non ha avuto niente da vedere? …. visto che è pure di quelle parti?…. per mestiere ha scritto un articolo senza sapere di cosa parlava, oramai succede sempre più spesso.
    Io credo che Brescia e Bergamo capitali della cultura, offrano un evento che darà l’opportunità a quelli che non conoscono di conoscere queste due stupende città.
    Caro il nostro Cristiano Gatti venga a trovarci nelle nostre città , avrà modo di scrivere un articolo più attinente.
    Tanti Saluti da Brescia

  4. giacomo rota dice:

    Penso che qs festeggiamenti ,forse eccessivo,possa rendere giustizia alle centinaia di pendolari muratori che dalle valli il mattino presto vanno a lavorare a Milano .la mancanza di istruzione è una colpa?

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