COMUNQUE SIA, LA PIZZAIOLA E’ MORTA DI GOGNA MEDIATICA

Ho sempre pensato che quando una persona perde la vita la prima cosa da fare sia parlare il meno possibile. Lasciare i familiari nel loro intimo e distruggente dolore e non trasformare la questione in una speculazione condominiale.

Un pensiero che, per indole e carattere, applico specialmente quando di mezzo c’è l’aspetto mediatico, come nel caso di Giovanna Pedretti, finita negli ultimi giorni al centro delle cronache per una recensione su Google. Ma oggi farò un’eccezione perché, come sempre, si è superato il limite dell’indecenza.

Andiamo con ordine. La vicenda nasce venerdì mattina, quando diverse testate riprendono la notizia di questa pizzeria nel Lodigiano colpita da una recensione omofoba e contro i disabili.

“Pizza eccellente ma non mi sono trovato a mio agio, mi hanno messo vicino a gay e a un ragazzo disabile”, questo il tenore della valutazione da 1 stella riservata alla pizzeria La Vignola. Giudizio al quale la Pedretti, titolare del locale, aveva risposto dando una “lezione di stile”, invitando il “gentile” avventore a non ripresentarsi.

Questo ha ovviamente generato un tripudio di consensi e lodi verso la donna, come ci si poteva scontatamente aspettare nell’epoca del politicamente corretto. E non solo.

Poi, sabato, entra in scena Selvaggia Lucarelli, una che non le manda a dire e, per questo, odiata da mezza penisola. La Lucarelli inizia a instillare i primi dubbi sulla veridicità di questa terrificante recensione e fa notare come sia un grossolano fotomontaggio, ad iniziare dal carattere grafico, diverso da quello di Google. Il motivo di questa eventuale montatura? Il presunto scopo di farsi pubblicità positiva lucrando su gay e disabili, da sempre tematiche delicate.

Si scava a fondo sulla vicenda, la Pedretti non sa gestire la situazione, dà delle versioni incongruenti tra di loro e, ai microfoni di Rai 3, è palesemente in difficoltà, alla ricerca di specchi su cui arrampicarsi. La sensazione – va detto – è subito di una donna colta in castagna. Subito a seguire, la notizia del suo “suicidio”, probabilmente travolta da un cerchio inquisitorio che, giorno dopo giorno, ha sentito stringersi intorno a lei, fino a stritolarla.

In assenza di un’autopsia, il suicidio rimane per alcuni un’ipotesi, ma è comunque bastato il “sospetto” per leggere critiche contro Selvaggia Lucarelli, per molti colpevole di quanto successo e accusata – non in maniera diretta – di istigazione al suicidio. Soltanto perché ha reso pubbliche delle anomalie sulla vicenda, provando a fare luce su una recensione fortemente dubbia. Siamo alla follia. Il fatto che la Lucarelli stia antipatica non deve condizionare la ricerca delle verità. Ma in Italia si sa, la colpa è sempre di chi fa saltare gli altarini e mai di chi prova a manovrare il sistema per un tornaconto personale.

Un pensiero su “COMUNQUE SIA, LA PIZZAIOLA E’ MORTA DI GOGNA MEDIATICA

  1. Cristina Dongiovanni dice:

    Buongiorno Bosco, sono d’accordo ma terrei veramente basso proprio il profilo mediatico su questo tristissimo epilogo. Nell’equilibrio di un’esistenza negarsi la vita per uno sbaglio che non ha danneggiato nessuno se non se stessi è un dramma immenso. La sua vita persa basti a spegnere qualsiasi sussulto che possa ancora stritolarla anche quando non se ne accorge più. Non sto parlando di lei che sobriamente ha evidenziato un’oggettiva e superflua profusione di risorse verbali anche sulla Lucarelli ma del riverbero rumoroso sulla vittima che a questo punto, come desiderava, è il caso di lasciare in pace.

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