COMPRARSI ANCHE I MORTI

di CRISTIANO GATTI – Non dovremmo mai smetterla di ringraziare certe inchieste e certe intercettazioni, altro che berciare subito di giustizialismo. Immancabilmente, anche attorno alla strage del ponte Morandi si sta squarciando il velo su una certa Italia e su un certo modo di gestire il potere. E’ l’Italia degli eletti e dei riveriti, che il popolo comunque teme e invidia, perchè sfila in televisione e a Cernobbio con i suoi vestiti firmati che cascano perfetti, le sue analisi piene zeppe di inglesismi, sempre con l’aplomb del management assorto e ispirato.

Ma dietro, dove nessuno allunga lo sguardo, il grigiore del cinismo più gelido. Dietro, l’economia – la vita stessa – intesa come lo spietato mondo in cui tutto ha un prezzo e niente ha valore. Nessuno spazio per la coscienza, nemmeno la più spicciola.

In attesa della lunga e intricata battaglia penale, restano da subito le nude intercettazioni: per i contenuti, non c’è bisogno di attendere il terzo grado di giudizio. Certo, abbiamo subito letto come intendessero gestione e manutenzione i vertici di “Autostrade per l’Italia”, come applicassero “col Vinavil” i pannelli fonoassorbenti. Notizie in primo piano, doverosamente, perchè parlano prima di tutto della sicurezza generale.

Ma se appena si allarga la visuale, è comunque mestizia. Non può certo restare sullo sfondo la telefonata tra il famoso amministratore delegato Castellucci e il governatore ligure Toti, appena due mesi dopo il crollo. Possiamo dirlo in modo magari anche un po’ macabro, ma realista: a cadaveri ancora caldi. A lutto ancora feroce.

Ebbene, l’amministratore delegato della grande azienda che gestisce la nostre autostrade cerca di carpire un minimo di indulgenza statale per conservare le concessioni, barattando in cambio un po’ di soldi (150 milioni) per salvare la banca ligure Carige, così importante per Toti.

È di questo che il 31 ottobre 2018 – precisamente a due mesi e mezzo dal crollo – trattano i due. Toti racconta di aver parlato con Piero Modiano, presidente Carige, bisognosa di un aumento di capitale per sopravvivere, dicendosi favorevole all’ipotesi che i Benetton intervengano nel capitale della banca. “Una volta che tu mi dici che c’è la disponibilità, ci parlo io con Giorgetti e Salvini, per dirgli che è una cosa ovviamente concordata”, aggiunge Toti. Il quale tuttavia tiene a precisare di non sapere “quale effetto posso avere con Giorgetti” e che “io impegni con sto governo non me la sento di prenderne”.

Castellucci, da parte sua, si premura che entrambe le operazioni vadano in porto, tu dai cammello, io do tappeto: se i Benetton entrano nel capitale di Carige, la concessione autostradale deve rimanere saldamente nelle loro mani. “Per vendere questa cosa ai miei azionisti e venderla al mercato – spiega a Toti – ho bisogno che sia all’interno di un quadro”. “Eh, lo so bene”, gli risponde Toti. Che condivide la ragionevolezza dell’operazione con l’ad di Autostrade: “L’unica cosa che possiamo fare è chiedere alla Lega, è dire ragazzi noi ci stiamo esponendo per salvare una banca e togliervi rotture di coglioni (…) Se non ne tenete conto, siete dei pazzi”.

A pochi giorni dai funerali di Stato e dei discorsi strappalacrime, di questo si parla. Si tratta. Lo Stato vi lascia le concessioni, voi mettete soldi per salvare la Carige. E fine di tante battaglie idealiste. Fine del rispetto per i morti innocenti.

La storia di Carige procede poi in un altro modo, perchè qualcuno a quei livelli conserva ancora un minimo senso del pudore e del limite. Ma resta in tutta la sua crudezza, in tutta la sua insostenibile aridità, l’atmosfera di quegli ambienti. Si compra e si vende. Può avere un prezzo anche un ponte crollato. In un certo modo, si possono comprare i morti.

Cosa resta, nell’opinione pubblica, tra di noi? Certe intercettazioni dovrebbero quanto meno diffondere un’adeguata indignazione, in giro per il popolo. Così da alzare la guardia, maturando una vera vigilanza civica. Ma il popolo di fronte a questi temi ha un immediato sbocco di fastidio: che noia l’economia, che noia le carte processuali. Tutte le attenzioni sono sull’ultimo post della Ferragni, sulla convalescenza di Carlo Conti, su chi dorme sotto le lenzuola di chi nella casa del Grande Fratello. Questi sono i temi che sfondano e che tengono banco. Una telefonata come quella tra Castellucci e Toti resta questione per addetti ai lavori, o al massimo per paranoici compulsivi della politica.

Succede nelle civiltà in cui si diffondono velocemente nell’aria i virus assassini, ma non circola più nemmeno un pulviscolo di etica e di morale.

Un pensiero su “COMPRARSI ANCHE I MORTI

  1. Fiorenzo Alessi dice:

    Egr.Dott.Cristiano Gatti,
    il mondo che lei censura , e che a mio pacato avviso il Padreterno dovrebbe incenerire senza pensare troppo di fare peccato , è la nostra bella realtà.
    Perché e per come ci si possa essere ridotti così un’ideuzza ce l’ho , ma preferisco tenerla per me. Non certo per scrupolo o timori , ma solo perché la Giustizia, o quella roba lì che si vorrebbe che fosse , non è veramente di questo mondo.
    E se la bilancia non funziona , stiamo pur certi che abbiamo iniziato a percorrere una china ben più che pericolosa.
    Lei parla , egregiamente e da galantuomo (termine obsoleto, sta per persona dabbene , anch’essa una specie in via di estinzione) , di etica e morale.
    Benissimo, e bellissimo. Un mondo virtuale , inteso come ricco di virtù, che non esiste più.
    A certi soggetti interessano valori che nulla hanno a che fare con quanto appartiene all’idealità di un vivere che possa definirsi civile.
    Mi creda, vale la pena di non avere scrupoli , e di cominciare ad apprezzare quella brutta cosa che s’intende sia l’odio .
    Un tale che la sapeva lunga , per il quale il fine giustificava comunque i mezzi, sosteneva anche che “l’odio alimenta la vita”.
    A pensarci bene, ovviamente per quanto mi riguarda, non aveva tutti i torti.
    Cordialmente.
    Fiorenzo Alessi

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