COME FU CHE IL CICLONE BERLUSCONI STRAVOLSE IL MONOPOLIO RAI

Corrono i primi anni ’80 e mi accingo a entrare nel mondo del lavoro in una nuova disciplina chiamata “marketing”, una parola inglese sconosciuta che in quegli anni avrebbe spopolato nelle aziende, connotando chi si volesse confrontare con i mercati, i prodotti, le marche, le campagne pubblicitarie. Importato direttamente da culture anglosassoni, in Italia si fa fatica a fare i primi passi in quella direzione e a modernizzarsi sul serio.

Lavoro per multinazionali americane e ho spesso a che fare proprio con l’acquisto degli spazi pubblicitari per promuovere le vendite. La situazione di mercato è di monopolio totale, quasi di stampo sovietico, tenuto saldamente in mano dalla Rai e dal suo braccio operativo Sipra, la concessionaria che le vende la pubblicità. Da giovane markettaro mi trovo di fronte questi spocchiosi burocrati che vendono ai prezzi che vogliono e, soprattutto, che selezionano gli inserzionisti in funzione dei budget di spesa e che si fanno pregare. In poche parole se la tirano molto. L’insoddisfazione è altissima.

E’ in quegli anni che Berlusconi irrompe sulla scena da vero outsider con le sue tv private, fonda Publitalia ‘80, la concessionaria pubblicitaria di Mediaset. Si presenta di colpo negli uffici marketing delle aziende una schiera di ragazzi ben vestiti – indossano impeccabilmente una sorta di divisa fatta di blazer blu, cravatta e calzoni grigi – di bella presenza e dotati di ottima parlantina. Gentilissimi, in puro stile Cavaliere, offrono spazi pubblicitari a prezzi competitivi e sono professionali e precisi.

Per noi dell’epoca roba da stropicciarsi gli occhi, non ci si crede: esiste un’alternativa al carrozzone Rai. Certo, c’è anche da prendersi dei rischi nel puntare su quei nuovi programmi, chissà cosa può succedere ai tuoi investimenti, però l’idea di frantumare una vera dittatura è troppo affascinante. Siamo nei famosi anni della “Milano da bere”, le crescite sono incontenibili, si aprono nuovi mercati, è il cosiddetto momento perfetto.

Io ci sto e consiglio di seguire il nuovo filone. Mi ricordo distintamente la lentissima reazione degli uomini di Stato, che non si capacitano del successo di questo parvenu di Arcore e ci metteranno un sacco di tempo per reagire. I palinsesti si arricchiscono di tanti programmi e iniziative, i primi investitori che ci credono verranno privilegiati con condizioni speciali, la riconoscenza è un altro elemento chiave del successo del Nostro. L’accesso al mondo pubblicitario è totale, anche le medie-piccole aziende possono farne parte, il mondo dei balocchi è alla portata di tutti. Una sorta di democratizzazione delle opportunità. Nascono idee fantasiose come il famoso “cambio merce”, per chi non ha soldi a sufficienza bensì prodotti da offrire, vi ricordate il grande successo di Simac (acronimo di Simone e Maria Cavalli, i figli del fondatore Alfredo) con i suoi piccoli elettrodomestici da casa, sempre in pubblicità? Si creano vere partnership con le aziende che legano il proprio destino a quattro mani con Mediaset, garantendo crescite rapide e impensabili. Chi ci ha creduto dall’inizio è stato ampiamente ripagato dai risultati.

Tutto ciò, insieme ai commenti che si sentono in queste ore, sembra esaltare di più il lato innovativo delle idee, il coraggio della folle sfida di andare contro la corazzata statale, la creatività progettuale, elementi caratteristici del Silvio nazionale. Invece, io voglio sottolineare la libertà e il liberismo di mercato che Berlusconi e i suoi hanno portato nel mondo del business e dentro le organizzazioni aziendali, una vera rivoluzione che oggi può apparire banale: ma chi ha vissuto quei periodi sente ancora il buon profumo della concorrenza che cancella i soprusi di chi esercita il potere assolutistico del comando, determinato da una posizione dominante non meritata. Una ventata fresca che ha ossigenato l’intero sistema economico, un merito che va riconosciuto senza esitazioni al Cavaliere.

Annotazioni oggettive da manager, le mie: quelli della mia generazione devono ammetterlo e riconoscerlo pubblicamente, senza farsi sviare dalle opinioni personali sulla sua persona e sulle sue scelte politiche. Quello è tutto un altro Berlusconi.

Un pensiero su “COME FU CHE IL CICLONE BERLUSCONI STRAVOLSE IL MONOPOLIO RAI

  1. cristina dice:

    Come sempre, la realtà (la verità) esiste e di facce ne ha tante. L’aggressività manageriale del Sig. Berlusconi, le sue doti visionarie, pragmatiche, la sua socialità così perfetta (verso tutti, ma proprio tutti) hanno certamente carpito il futuro, confezionato i sogni particolari e comunitari della nostra Italia post boom. Ma, mi consenta (come diceva proprio lui) la pluralità delle tv, le scelte mediatiche, lo spostamento del gusto televisivo a ha creato un vuoto culturale immenso. Viva la democrazia certo, ma quale? Quella che ci ha portati ad essere dei manichini tutti contenti di essere manovrati dall’alto, vivendo sugli sfondi colorati che la sapiente ipocrisia di qualche piacione ha dipinto per noi, illusi della fama altrui come fosse la nostra. Non mi dilungo oltre, solo un pensiero fugace a chi il lutto nazionale l’avrebbe meritato veramente, beffardo il destino fatto da noi.

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