COME FERMARE LA PULSIONE AL SUICIDIO DI TANTI RAGAZZI

I dati forniti dall’Associazione Telefono Amico Italia segnalano un preoccupante incremento delle richieste d’aiuto di persone con “idee suicidarie”, costante negli ultimi anni. Nel 2021 erano state 6000, con un incremento del 40% rispetto all’anno precedente, mentre nel primo semestre 2023 le richieste sono state 3700 (37% in più del 2022).

Un buon numero di esse riguardano giovani e giovanissimi e, purtroppo, anche nel nostro paese il numero di suicidi è alto: circa 500 all’anno per giovani tra i 15 e 34 anni. Non è un fenomeno solo italiano e nel mondo il suicidio è la quinta causa di morte tra gli adolescenti tra i 10 e 19 anni.

Le cause di tale disagio giovanile sono molteplici e riguardano sia fattori personali e familiari che fattori sociali collettivi. Gli esperti suggeriscono di prestare attenzione ai segnali di disagio, quali disinteresse per le attività scolastiche e sportive, ritiro dai coetanei, uso prolungato di sostanze e di bevande alcoliche, cambiamenti d’umore improvvisi. Viene consigliato di mettersi in posizione d’ascolto e parlare con i giovani, ma nella realtà anche questo non è semplice.

In effetti, non esiste un desiderio originario di morire, quanto piuttosto il desiderio di smettere di soffrire. Il suicidio diventa un’alternativa possibile quando la persona avverte come insopportabile il proprio dolore, quasi sempre psicologico, e non avverte attorno a sé alcuna strada praticabile per lenirlo. Quindi, l’aiuto dovrebbe andare nella direzione di valorizzare le risorse personali nel gestire le delusioni e motivare una ricerca più approfondita di alleanze, interessi, amicizie, scopi di vita.

Personalmente sono colpito molto da un altro dato apparentemente di tutt’altra questione, ovvero l’aumento della violenza tra giovani, soprattutto quella per futili motivi. Nelle nostre città finanche parcheggiare, fare un sorpasso o guidare troppo lenti può diventare rischioso. Come è avvenuto, proprio a Napoli, al povero musicista di 24 anni, colto, generoso, ammazzato per un diverbio insensato.

Credo che in qualche modo le cose siano collegate. Si vive male: anche l’attacco immotivato e furioso di aggressività è prova di un malessere, del tutto negato. L’atto di forza cieca è prova tragica di incapacità a governare emozioni e frustrazioni, è bisogno di mostrarsi potenti, per sfuggire all’intima paura di valere poco. Anche il suicidio compiuto da una persona sofferente è un atto di aggressività, anche se stavolta diretto verso se stessi.

Occorrerebbe recuperare valori di fondo condivisi, insegnare il rispetto per se stessi, per gli altri, per la natura, spiegare come cercare e utilizzare i propri talenti. Dimostrare nei fatti che la vita è un’avventura bellissima, sebbene nel pianeta regni l’ingiustizia. Ricercare una propria via d’uscita alle contraddizioni esistenziali che toccano tutti. Non è per niente facile, ma è l’unica uscita di sicurezza che abbiamo.

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